“In questi anni ho vissuto con una nuova generazione […] che mi ha insegnato tanto”, ha detto Enrico Letta all’Assemblea del PD di domenica, lanciando il progetto di un “partito dei giovani” e proponendo di estendere il diritto di voto ai sedicenni. Si tratta di una proposta che ogni tanto riaffiora nel dibattito italiano, e che l’ex premier aveva già fatto nel settembre 2019, nei giorni della nascita del Conte II.
Immaginare come voterebbero i sedicenni è difficile, visto che i sondaggi sul tema sono molto rari. Ma la differente base elettorale di Camera e Senato in Italia ci permette di ipotizzare come votino gli elettori fra i 18 e i 24 anni alle elezioni politiche, semplicemente evidenziando le differenze fra i risultati delle due camere (al Senato il diritto di voto è riservato a chi ha compiuto i 25 anni).
È una metodologia che non ha pretese di certezza, perchè si basa sull’assunto che gli elettori esprimano sempre lo stesso voto sia alla Camera che al Senato – ma è una semplificazione non sempre vera. Inoltre, le candidature nei collegi uninominali nel 2018 e l’asimmetria delle coalizioni che si sono presentate nelle due camere nelle elezioni precedenti (soprattutto nel 2013) rendono complesso trarre conclusioni troppo solide. È possibile comunque evidenziare alcune tendenze che si ripetono nelle diverse tornate elettorali.
Il 2018, il successo dei partiti antisistema
Se osserviamo l’esito delle elezioni del 4 marzo 2018 notiamo subito che alla Camera il Movimento 5 Stelle è andato meglio che al Senato. Confrontando i risultati delle due camere, emerge che se avessero votato solo i giovani (18-24 anni), il Movimento 5 Stelle non sarebbe stato solo il primo partito, ma avrebbe avuto gli stessi consensi di PD, Lega e Forza Italia sommati: con quasi il 38% delle preferenze, avrebbe avuto 5,7 punti in più del risultato ottenuto al Senato.
Il centrodestra si sarebbe invece fermato al 31,4%, a causa soprattutto dei crolli di Forza Italia (-5,3%) e Lega (-3,3%), parzialmente bilanciati dai migliori risultati di Fratelli d’Italia (+1,1%) e Noi con l’Italia (+1,3%). Nel centrosinistra, invece, avremmo assistito a un risultato ancora più negativo del Partito Democratico – fermo al 14,4%, cioè quasi 5 punti al di sotto del risultato del Senato – e a una risalita degli altri partiti della coalizione di centrosinistra, ovvero Insieme, Civica Popolare e soprattutto +Europa, che sarebbe arrivato al 4,8%.
Una costante che possiamo osservare nella fascia 18-24 anni, attraverso sempre il confronto tra le due camere, è il successo dei partiti più antisistema delle rispettive aree politiche. Nel centrodestra cala molto Forza Italia e soffre anche la Lega, ma sale Fratelli d’Italia e, fra i partiti minori, Casapound, i cui consensi risultano più che raddoppiati (da 0,9% a 2%). Allo stesso modo, a sinistra soffre soprattutto il Partito Democratico, mentre sale Liberi e Uguali (4,7%, ovvero +1,4%), ma anche Potere al Popolo, che passa dall’1,1% al 2%.
Movimento 5 Stelle, un successo che si ripete
L’ottimo risultato del partito di Luigi Di Maio fra i giovani alle elezioni del 2018 non è però una novità. Ripetendo la stessa simulazione per le elezioni del 2013 – e quindi sottraendo i voti del Senato a quelli della Camera per provare a isolare il voto dei 18-24enni – otteniamo un risultato ancora più positivo per il Movimento 5 Stelle, che fra i giovani prosciuga il Partito Democratico allora guidato da Bersani. In questo caso, infatti, si rivoluzionerebbe il panorama politico, anche se è difficile ottenere dati precisi a causa di piccole – ma significative – differenze nella coalizioni che si sono presentate per le due camere.
Nel voto dei 18-24enni si nota comunque una fortissima preferenza nel 2013 nei confronti del Movimento 5 Stelle (ben oltre il 40%) a discapito dei partiti storici, soprattutto del Partito Democratico (quello che subirebbe di gran lunga i danni peggiori), ma anche del Popolo della Libertà e della Lega. Salirebbero invece i partiti a sinistra del Partito Democratico, ovvero Sinistra Ecologia e Libertà e soprattutto Rivoluzione Civile, che vedrebbe il suo risultato triplicarsi, ma anche Fare per Fermare il Declino, la formazione di Oscar Giannino. Con tutti i limiti che questa metodologia comporta, abbiamo quindi tendenze simili nelle ultime due elezioni politiche: difficoltà per i partiti tradizionali e al contempo risultati più incoraggianti per partiti nuovi e alternativi allo status quo.
Il successo di Fare per Fermare il Declino nel 2013 ricorda quello di +Europa nel 2018, e farebbe pensare a un’attrazione dell’elettorato giovanile anche nei confronti di partiti liberali che appaiono come nuovi, o comunque esterni alla tipica coalizione di centrodestra. Questa lettura potrebbe anche includere il caso della candidatura di Mario Monti, la cui coalizione superò di poco il 9% al Senato, ma ottenne il 10,5% alla Camera: tuttavia, l’asimmetria fra la candidatura alla Camera (dove la sua Scelta Civica era affiancata dalle liste di UdC e Futuro e Libertà) e il Senato (dove si presentava solo la lista “Con Monti per l’Italia”) rende il paragone molto difficile.
Nel 2008 era diverso
Nelle elezioni 2013 e 2018 abbiamo visto una costante: il Movimento 5 Stelle forte fra i giovani, il PD e le principali forze del centrodestra in difficoltà. Ma non è stato sempre così, e basta andare indietro al 2008 per vedere un quadro ben diverso, dovuto anche all’assenza dei grillini sulla scheda elettorale. In quelle elezioni, che videro Berlusconi e il centrodestra prevalere di quasi 10 punti sul centrosinistra, il neonato Partito Democratico guidato da Veltroni rimase stabile anche nell’elettorato giovane.
Ripetendo la nostra simulazione, se nel 2008 avessero votato solo i giovani tra i 18 e i 24 anni il centrosinistra avrebbe potuto ridurre il divario sul centrodestra a 6 punti, grazie alla crescita dell’Italia dei Valori (che avrebbero guadagnato più di un punto) e al crollo del Popolo della Libertà (-7%), solo parzialmente recuperato da una lieve crescita di Lega Nord e Movimento delle Autonomie. Il Partito Democratico avrebbe inoltre inaugurato la sua storia elettorale finendo come primo partito del Paese con il 33% delle preferenze, oltre 2 punti in più del Popolo della Libertà.
I giovani votano?
Con la stessa metodologia si può stimare l’affluenza dei 18-24enni nelle ultime elezioni, ottenendo dati in linea con le altre fasce d’età. Sia nel 2018 che nel 2013, infatti, l’affluenza fra i più giovani è stata inferiore a quella degli elettori over 25 di pochi decimali, mentre nel 2008 è stata appena più alta: 81% fra i 18-24enni, 80,5% fra gli elettori del Senato.
perchè giornali, tv, siti internet, blog, articoli ecc.. danno tutto questo spazio e questa costante importanza a un partito che ha il 15%? significa che l’85% del paese (minimo) vota contro questa gente. perchè continuare a dargli così tanto spazio? i giovani non votano PD, bene che sia stato messo in chiaro anche in questo articolo. ora basta parlare di questi falliti incapaci assetati di potere la cui specialità è stare al potere senza vincere una sola elezione. basta dare spazio al riciclato dello “stai sereno”, capo del governo più immobile mai visto (300 ha durato, anche troppo). la gente avrà la memoria corta ma io me la ricordo l’ascesa di renzi, il governo letta era farcito da incapaci e totalmente immobile, peggio del conte 2.