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Simulazione YouTrend – Cattaneo Zanetto & Co: se si votasse oggi col Mattarellum?

Ecco i 3 scenari, basati sulla riduzione dei parlamentari, che abbiamo simulato

Enrico Letta, nuovo Segretario del Partito Democratico, ha recentemente proposto un ritorno al Mattarellum, la legge elettorale in vigore dal 1993 al 2005 e che prende il nome dal suo principale relatore, l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ma cosa accadrebbe se si andasse a votare oggi con il Mattarellum? Innanzitutto, con il taglio dei parlamentari, ricordiamo che la nuova Camera sarà composta da 400 deputati e il nuovo Senato da 200 senatori elettivi (più quelli a vita). A dicembre vi avevamo già mostrato come sarebbero stati ridisegnati i nuovi collegi, uninominali e plurinominali, del Rosatellum, mentre a gennaio avevamo condotto una simulazione per capire cosa sarebbe accaduto se in quel momento si fosse votato sempre col Rosatellum ma, per l’appunto, con i nuovi collegi.

Ma cosa accadrebbe se oggi si tenessero le elezioni politiche e si votasse col Mattarellum e con i parlamentari elettivi ridotti da 945 a 600? Per scoprirlo abbiamo condotto 3 simulazioni, ognuna basata su un diverso schema di coalizioni tra i principali partiti.

Nel Mattarellum, il 75% dei parlamentari veniva eletto, sia alla Camera che al Senato, in collegi uninominali: le coalizioni pre-elettorali erano dunque determinanti nel Mattarellum – come del resto lo sono anche nel Rosatellum, dove però la quota maggioritaria rappresenta il 37,5% dei seggi totali esclusi quelli esteri.

Il restante 25% dei seggi attribuiti col Mattarellum veniva invece assegnato in maniera proporzionale, ma se alla Camera questo avveniva con listini bloccati ad hoc, al Senato si utilizzava un complesso meccanismo di recupero dei non eletti nei collegi uninominali basato sul cosiddetto “scorporo”. Con il Rosatellum, invece, la quota proporzionale – costituita da collegi plurinominali e listini bloccati – pesa per il 67,5% dei seggi di entrambe le Camere (esclusi quelli esteri).

Insomma, il Mattarellum è un sistema altamente complesso, e non possiamo neppure sapere come verrebbero disegnati i suoi collegi: per questo motivo, siamo partiti dall’ultima versione dei collegi del Rosatellum e abbiamo condotto la simulazione con quest’ultimo sistema. Successivamente, abbiamo raddoppiato i risultati della parte maggioritaria e moltiplicato per due quinti quelli della parte proporzionale, per arrivare – una volta adeguate anche le soglie di sbarramento – ai “pesi” del Mattarellum.

Innanzitutto, per simulare la distribuzione dei partiti nei collegi siamo partiti dalle percentuali nazionali della Supermedia YouTrend dell’11 marzo. Le percentuali di ogni partito in ciascun collegio sono state poi calcolate sommando al risultato di quel partito in quel collegio alle elezioni europee del 2019 il suo swing nazionale, calcolato come la media fra la differenza assoluta e relativa a livello nazionale dal 2019.

Ad esempio, ipotizziamo che il partito A avesse ottenuto il 10% nazionale alle europee e ora sia stimato al 15% nella Supermedia YouTrend. In questo caso, la sua differenza assoluta sarebbe +5% (15% – 10% = 5%), mentre la differenza percentuale sarebbe +50% (5%/10% = 50%). Se nei comuni del collegio uninominale X alle europee la sua percentuale fosse stata del 20%, il suo risultato proiettato ad oggi sarebbe la media fra 25% (20% + 5% = 25%) e 30% (20% + 20%x50% = 30%), quindi il 27,5%. In pratica, a fronte di una crescita nazionale ipotizziamo che la percentuale di un partito cresca un po’ di più nelle sue zone di maggiore forza rispetto a quelle in cui in passato era meno radicato.

Nella tabella qui sotto abbiamo sintetizzato gli schieramenti utilizzati nei 3 scenari, dai quali sono stati esclusi i seggi riservati alla Circoscrizione Estero (8 alla Camera e 4 al Senato). In 2 scenari su 3 il centrodestra va ben oltre la soglia della maggioranza assoluta, mentre nel terzo scenario le maggioranze divergono tra le due Camere.

Scenario A: coalizioni 2018

Nel primo scenario abbiamo considerato lo stesso schema delle elezioni del 4 marzo 2018, ovvero una corsa in solitaria del Movimento 5 Stelle, senza alleanza sulla scheda elettorale né con il centrosinistra (PD, Italia Viva, +Europa e Azione) né con la Sinistra.

In questo scenario, il centrodestra otterrebbe il suo risultato migliore grazie alla frammentazione del fronte avversario: la coalizione tra Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Cambiamo avrebbe infatti una supermaggioranza col 79,5% dei seggi in entrambi i rami del Parlamento (318 su 400 alla Camera, 159 su 200 al Senato).

 

Scenario B: blocco Conte vs centristi vs CDX

Nel secondo scenario abbiamo considerato tre schieramenti principali: il polo centrista di Italia Viva, +Europa e Azione, il centrosinistra (PD, la Sinistra) alleato col Movimento 5 Stelle e infine, come nel precedente scenario, il centrodestra a 4 gambe (Lega, FdI, FI e Cambiamo).

In questo caso, col Mattarellum il centrodestra avrebbe ancora la maggioranza assoluta in entrambe le Camere (250 deputati e 123 senatori, cioè oltre il 60% dei parlamentari): numeri più bassi rispetto al precedente scenario, ma comunque ampiamente sufficienti per governare senza dover cercare alleanze con altre forze politiche.

 

Scenario C: schieramento unico vs CDX

Infine, cosa accadrebbe se ci fossero solo due grandi blocchi, uno di centrodestra “classico” e uno composto dal centrosinistra, dal Movimento 5 Stelle e dalle forze centriste? Quest’ultimo avrebbe la maggioranza relativa al Senato (100 seggi su 200), mentre alla Camera il centrodestra disporrebbe della maggioranza assoluta (201 su 400). In questo caso sarebbero dunque decisivi gli altoatesini della SVP e gli eletti della Circoscrizione Estero.

Giovanni Forti

Romano, studia Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Sant'Anna. Quando non è su una montagna, si diverte con sistemi elettorali, geografia politica e l'impatto delle disuguaglianze sul voto.

Alessio Vernetti

Nato nel 1997, si è laureato in relazioni internazionali all'Università di Torino, ma ha studiato anche a Sciences Po Lille e ha frequentato il Summer Program della LUISS. Nel 2019 è entrato nel team Quorum ed è coordinatore contenuti di YouTrend.
La sua vita sociale diminuisce considerevolmente man mano che ci avviciniamo alle elezioni.

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