La campagna vaccinale del Regno Unito procede a gonfie vele, il Paese si appresta ad allentare le dure restrizioni imposte dal governo a fine dicembre, e i Conservatori tornano a volare nei sondaggi.
Dopo un anno molto difficile per Boris Johnson e il suo partito, che era entrato nella crisi pandemica con un ampio vantaggio sui laburisti che si è progressivamente annullato, nell’ultimo mese i Conservatori sono tornati a essere nettamente il primo partito, con oltre 8 punti di vantaggio sui rivali. Si tratta del maggiore vantaggio da maggio 2020, quando i Conservatori erano arrivati ad avere oltre 13 punti di margine sul Labour (comunque in discesa rispetto ai 21 raggiunti nei primi mesi dell’anno).
Secondo la media dei sondaggi di YouGov e Opinium di marzo, i Conservatori sarebbero votati dal 42,7% degli elettori (+4 punti rispetto a fine gennaio), mentre i Laburisti otterrebbero il 34,2% (-5 punti in due mesi).
Questo ribaltamento si riflette anche nel giudizio personale sui due leader, con Boris Johnson che oggi è apprezzato dal 42% degli elettori e Keir Starmer (leader dei Laburisti) dal 35%. Due mesi fa quest’ultimo era avanti col 37% (contro il 34% di Johnson).
Dovendo scegliere il primo ministro preferito, gli elettori opterebbero ancora per Johnson (33%), che supera Starmer (27%). Anche in questo caso il segretario laburista due mesi fa era in vantaggio, di 3 punti.
Dietro alla risalita dei Conservatori c’è ancora il successo della campagna vaccinale, che fa migliorare sensibilmente il giudizio sulla gestione della pandemia, da sempre tallone d’Achille del partito di governo. Se due mesi fa il 50% degli elettori era insoddisfatto di come il governo aveva affrontato la crisi legata al Covid-19 (e solo il 30% ne era contento), oggi il 34% è soddisfatto, contro un 39% di insoddisfatti. Un giudizio quindi sempre negativo, ma in netto miglioramento. Come sempre, l’opinione varia in base al posizionamento politico: il 79% degli elettori conservatori dà un voto positivo, contro solo il 19% dei Labour.
Nonostante le lunghe misure restrittive, che durano dal periodo post-natalizio, un elettore su tre ritiene che il governo abbia reagito in maniera troppo morbida, contro il 19% che ritiene le misure adottate eccessive. Anche sulle riaperture, che dal 12 aprile interesseranno alcune attività come negozi, parrucchieri, palestre e pub (con possibilità di sedersi all’aperto), il 31% degli intervistati ritiene che la “road-map” sia troppo rapida, contro un 12% che ritiene che si debba riaprire più velocemente.
C’è invece maggiore entusiasmo per la campagna vaccinale, che fino a oggi ha portato alla somministrazione di quasi 40 milioni di dosi (in Italia siamo intorno agli 11 milioni). Il 71% promuove l’azione del governo in questo campo con un consenso piuttosto trasversale: basti pensare che si dichiara soddisfatto anche il 71% degli elettori laburisti.
Col passare del tempo c’è minor timore degli effetti collaterali del vaccino, ma quasi un intervistato su tre mantiene delle preoccupazioni a riguardo. Il dato è comunque in discesa di 2 punti rispetto a un mese fa e di 14 rispetto all’inizio della campagna vaccinale, ma sono ancora di più (il 54%) coloro che temono che le varianti possano rendere inefficace il vaccino.
Nonostante la moderata insoddisfazione per la gestione della pandemia, gli elettori ritengono che il Regno Unito si sia comportato molto meglio rispetto a tutti i maggiori paesi occidentali, soprattutto gli Stati Uniti, ma peggio rispetto ai principali paesi dell’Asia orientale e dell’Oceania.
Quando si paragonano le campagne vaccinali, il giudizio sul Regno Unito cresce ancora. Il 67% ritiene che il Paese si sia comportato meglio dell’Unione Europea, contro il 7% di chi pensa l’opposto (sulla gestione della pandemia in generale i numeri sono rispettivamente 45% e 17%) e il 60% ritiene che il Regno Unito abbia gestito i vaccini meglio degli Stati Uniti.
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