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Vaccini: i ritardi a Pasqua in Italia e all’estero

Siamo lontani dalla quota 500 mila vaccini al giorno, ma la campagna prosegue nonostante il calo fisiologico del fine settimana.

Così come per i tamponi effettuati, che da marzo 2020 registrano un calo nei fine settimana, anche la campagna vaccinale ne ha risentito. Le battute d’arresto dei weekend sembrano allontanarci dall’obiettivo delle 500 mila dosi giornaliere entro il 21 aprile promesse dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, e dal commissario straordinario all’emergenza Covid-19, il generale Francesco Figliuolo. Un ritardo accumulatosi sin dal 25 marzo, data in cui si sarebbero dovute raggiungere le 300 mila somministrazioni quotidiane, attestatesi invece a 260 mila. I motivi del debole incremento della capacità di somministrazione sono diversi: dai lotti di AstraZeneca sequestrati dalla magistratura al complicato ampliamento della platea di operatori sanitari su base volontaria.

L’auspicio di raddoppiare le vaccinazioni in queste settimane decisive è messo a dura prova dai dati del weekend pasquale: 94.053 somministrazioni il 4 aprile, il 57% in meno rispetto alle 218.085 del giorno precedente; meno 64% in confronto alle 261.525 del 2 aprile. In lieve rialzo il lunedì e il martedì con, rispettivamente, 166.063 e 269.151 mila somministrazioni. La settimana precedente, domenica 28 marzo, sul territorio nazionale sono state fatte 159.703 dosi contro le 235.279 del giorno precedente.

Tuttavia, questo decremento del weekend festivo è in linea con i dati degli altri paesi. Su tutti, il Regno Unito ha somministrato 96 mila dosi il 4 aprile rispetto alle 287 mila e 354 mila dei due giorni precedenti. Dunque, un calo significativo del 66% e del 72%. Nella settimana precedente, tra sabato 27 e domenica 28 marzo, come ha analizzato Lorenzo Ruffino, il numero di somministrazioni giornaliere è salito del 4% rispetto al trend infrasettimanale e sceso nuovamente del 15% (in Francia del 81% e in Germania il 43%). Questo è segno che il calo registrato a Pasqua fosse ben maggiore se confrontato all’Italia. Eppure, come ha confermato il premier Boris Johnson, dal 12 aprile Inghilterra passerà alla fase 2 della “roadmap for freedom”: test per tutti, riapertura di pub, parrucchieri e affini, palestre, piscine e negozi. Questi segnali incoraggianti sul ritorno alla normalità incontrano però la cautela di Downing Street sulla ripresa dei viaggi esteri.

Questi numeri, se inseriti nel giusto contesto, servono d’incoraggiamento per la campagna vaccinale in queste settimane decisive. Il calo fisiologico dei fine settimana non è l’unico aspetto da migliorare. Dei 24 paesi UE (escludendo Paesi Bassi, Spagna e Romania che non trasmettono i dati all’ECDC) solamente 5 hanno effettuato la prima dose all’80% di over-80 (Malta, Irlanda, Svezia, Finlandia e Portogallo) e 3 ci si avvicinano (Danimarca, Lussemburgo, Germania), come ha riportato Matteo Villa per l’ISPI. Tutti gli altri, inclusa l’Italia, sono in ritardo di diverse settimane. Se si vuole ridurre rapidamente la letalità del Covid-19 è importante dare priorità alla popolazione anziana e fragile senza concedere ad altri di saltare la fila.

La coordinazione delle regioni è un aspetto molto rilevante per il raggiungimento della quota 500 mila. Ad oggi nessuna ha ancora completato la vaccinazione degli over-80, destinando le altre dosi a fasce di popolazione non prioritaria (eccetto personale ospedaliero e insegnanti). Da circa tre settimane il vaccino AstraZeneca non ha più vincoli d’età per il suo utilizzo, ma solo tre regioni lo utilizzano per gli over-80.

 

 

Luca Giro

Ha studiato relazioni internazionali tra Forlì, Torino e la Zhejiang University in Cina. Innamorato del cinema, cestista per passione, passa il tempo a occuparsi di esteri.

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