Da ormai tre mesi in Italia ogni giorno si somministrano migliaia di dosi dei vaccini contro la Covid-19. Tutti quelli attualmente in uso si compongono di due dosi somministrate a una certa distanza: 21 giorni per Pfizer, 28 per Moderna e 84 per AstraZeneca. Ma per chi è stato infettato dal Sars-Cov-2 la storia è un po’ diversa.
Una sola dose per i guariti
Il Ministero della Salute a inizio marzo ha deciso con una circolare che chi ha avuto un’infezione da coronavirus, asintomatica o sintomatica, potrà ricevere un’unica dose di vaccino, a patto che la vaccinazione venga eseguita tra tre e sei mesi dopo l’infezione.
Il Ministero ha invitato poi a raccogliere ogni possibile evidenza di documentata infezione, sostenendo che, “in assenza di questa evidenza di positività al tampone, si raccomanda che l’informazione anamnestica relativa a una pregressa infezione venga raccolta nel modo più completo e dettagliato possibile”.
Allo stesso tempo il Ministero ricorda come “l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di un altro tipo di test non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale”. Il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli aveva spiegato questa decisione alla luce del fatto che “l’infezione svolge il ruolo di priming, che viene svolto di solito dalla prima dose”.
Questo protocollo comunque non vale per i soggetti immunodepressi, per i quali vale il principio di massima cautela che fa preferire le due somministrazioni.
Quante dosi in più abbiamo?
Questo sistema evidentemente aumenta la disponibilità di dosi da utilizzare, dal momento che in Italia ci sono circa 3 milioni di persone dichiarate guarite dal coronavirus. Va comunque considerato che nei dati diffusi dalla Protezione civile in questo gruppo sono inclusi anche coloro che sono stati solamente dimessi dall’ospedale.
In generale va tenuto conto che ad aprile potremo vaccinare coloro che sono stati contagiati tra ottobre e dicembre, poi a maggio chi si è infettato tra novembre e gennaio e via così. Quante sono dunque le persone che si sono contagiate nei tre mesi che ci interessano? Per semplicità considereremo le persone contagiate meno i deceduti 12 giorni dopo, ipotizzando che gli altri siano tutti guariti. Ad aprile quindi ci sarebbero idealmente 1,7 milioni di persone che possono essere vaccinate con una sola dose, mentre a maggio sarebbero 1,8 milioni e a giugno 1,3 milioni.
Bisogna però anche considerare che non stiamo offrendo un percorso preferenziale a queste persone e che quindi solo quelle over 70 o over 60 verranno ragionevolmente vaccinate tra aprile e maggio. Non sappiamo nemmeno quale sia la distribuzione di età tra i guariti nei dati giornalieri, ma partendo dai dati totali possiamo ipotizzare che solo il 15% dei guariti abbia più di 70 anni.
Se così fosse, allora le persone che si possono vaccinare con una sola dose ad aprile saranno circa 250.000 e a maggio 270.000. Se a maggio si aprisse anche ai 60enni allora si potrebbe salire a 350.000 persone. In tutto questo va però considerato che una parte di queste persone molto probabilmente è già stata vaccinata prima che entrasse in vigore questa disposizione, in particolar modo se erano parte del personale sanitario.
In conclusione
Nel complesso, quindi, si potrebbero recuperare una media di circa 300.000 dosi nei prossimi mesi evitando i richiami, ma si tratta comunque di numeri abbastanza piccoli, anche a fronte della disponibilità di vaccini che si avrà nei prossimi mesi.
Sarebbe però necessario che gli open data del governo relativi alle somministrazioni dei vaccini considerassero anche queste persone, in modo da sapere realmente quante sono le persone vaccinate completamente.
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