Sono successe molte cose a inizio 2021 nella politica italiana: dal cambio di governo all’avvicendamento nella segreteria nel Partito Democratico, sono stati diversi i motivi per non annoiarsi. Una serie di eventi che si è inevitabilmente andata a ripercuotere anche sul mondo della comunicazione politica, e nello specifico sui modi di parlare di politica in televisione.
Non c’è bisogno di ripetere come il medium televisivo sia ancora estremamente centrale per l’informazione degli italiani: circa il 90% della popolazione lo considera la principale fonte di informazione, con buona pace di internet e giornali. Avendo ancora in mente i dati dell’ultimo trimestre del 2020 forniti da AGCOM, andiamo dunque a scoprire come le vicissitudini politiche di inizio 2021 abbiano impattato sulla presenza e sugli interventi dei politici italiani sui principali canali televisivi del paese.
Gli effetti della crisi di governo
Nelle settimane della crisi di governo, i politici hanno scelto una tattica attendista. Una strategia che è andata rafforzandosi a marzo, complice anche il nuovo assetto del governo Draghi basato sulle larghe intese, che ha costretto i partiti a rivedere le loro strategie. Come conseguenza di questo, a marzo i politici hanno parlato meno di quanto avessero fatto a febbraio, così come a febbraio era accaduto lo stesso rispetto al mese precedente.
Il riassetto ha causato anche un aumento della presenza di Fratelli d’Italia in TV. Il partito di Giorgia Meloni, diventato praticamente l’unico punto di riferimento dell’opposizione, è passato dall’occupare il 5,3% del tempo di parola dei politici nei talk show di gennaio all’8,8% di marzo. Un aumento che si rileva, seppur più lievemente, anche nella presenza all’interno dei telegiornali, che passa dal 5% di gennaio al 5,9% di due mesi dopo.
Telegiornali: premier più nascosti, Italia Viva protagonista
Il partito con più presenza nei telegiornali è stato il Partito Democratico, con poco meno di 8 ore complessive nel trimestre considerato. Tale primato, tra l’altro, si conferma sia all’interno dei telegiornali Rai sia in quelli Mediaset. Una conseguenza del cambio di governo è il calo degli interventi del Presidente del Consiglio: la somma degli interventi di Conte (fino a metà febbraio) e di Draghi (nel periodo successivo) risulta inferiore anche a quelli di Forza Italia, mentre nello scorso trimestre il premier Conte dominava nei telegiornali.
Alcune tendenze vengono comunque confermate rispetto al trimestre scorso, come ad esempio l’ampio spazio concesso dai telegiornali Mediaset a Forza Italia, che quasi eguaglia quello di Lega e Fratelli d’Italia messi assieme.
Altro elemento che salta all’occhio relativamente ai tg Mediaset sono i minuti riservati alle dichiarazioni degli esponenti di Italia Viva: ben 186, più di quelli concessi a Lega e Movimento 5 Stelle. In particolare incuriosisce il dato di gennaio, quando il partito di Matteo Renzi è intervenuto sui telegiornali Mediaset per 120 dei 174 minuti concessi da tutti i tg presi in analisi, ovvero il 69% del tempo di parola complessivo riservato a IV in quel mese. Infine, permane la tendenza del Tg La7 a fornire scarso spazio alle dichiarazioni dei rappresentanti dei partiti in favore delle parole del Presidente del Consiglio.
Passando ai leader, a caratterizzare il mese di gennaio sono state le polemiche appartenenti al tramonto del Conte 2: a prendersi la scena sono stati infatti “i due Mattei”, Salvini e Renzi. Il secondo, in particolare, grazie a mosse eclatanti come le dimissioni delle due ministre Bonetti e Bellanova, ha vissuto una straordinaria risonanza da parte dei telegiornali nazionali: a gennaio è infatti apparso nei tg per circa un’ora e mezza, più di qualsiasi altro politico. Da sottolineare ancora una volta il rapporto privilegiato che sembrerebbe intercorrere tra Renzi e Mediaset: di tutti questi minuti, infatti, praticamente i due terzi sono stati trasmessi da tg Mediaset.
A partire da febbraio e per tutto marzo, invece, si è verificata l’ascesa di Mario Draghi, che ha finito per far comparire il neo-premier, nel mese di marzo, per poco più di tre ore complessive tra i telegiornali Rai, Mediaset e La7. A fare da contraltare a Draghi si segnala l’eclissi di Conte: da un’ora di presenza nei tg di gennaio, l’ex premier è passato alla mezz’ora scarsa di febbraio, per poi pressoché scomparire a marzo.
Infine, una chiosa sul cambio di segreteria interno al PD: lo spazio per Zingaretti si è mantenuto stabile per l’intero trimestre, con circa 45 minuti al mese di suoi interventi riportati dai tg. Enrico Letta, insediatosi a metà marzo, è riuscito in due settimane ad avere pressoché lo stesso minutaggio del suo predecessore. Sarà interessante verificare se nel prossimo trimestre, finito l’effetto novità, riuscirà a confermare, se non addirittura a migliorare, tali numeri.
Ministri meno presenti nei talk show
Anche nei programmi di approfondimento dei sette canali principali il Partito Democratico non ha rivali. Spinto soprattutto da numerosi interventi nelle trasmissioni di La 7, il PD comanda la graduatoria dei minuti di presenza televisiva, sfiorando le 95 ore complessive nel trimestre. Nel complesso, sorprende il risultato fuori scala di Italia Viva, che supera sia Forza Italia che Fratelli d’Italia nel computo dei minuti totali di presenza.
I pochi interventi di ministri e sottosegretari rispetto allo scorso trimestre (il loro tempo di parola si è praticamente dimezzato) raccontano bene le fasi di incertezza vissute a cavallo dei due esecutivi, con un numero di minuti che in particolare a febbraio ha toccato valori minimi. Sarebbe forse un errore però attribuire questo dato allo stile comunicativo più austero annunciato, fin dal giorno del suo insediamento, dal governo Draghi. Verificheremo se tale dichiarazione d’intenti verrà confermata dai dati dei prossimi mesi, ma per adesso possiamo invece notare come a marzo il numero di interventi di esponenti del governo all’interno dei talk d’approfondimento abbia sfiorato le 18 ore, ben più delle 12 registrate a gennaio dai componenti dell’esecutivo Conte.
Va sottolineato il forte contributo al dibattito del trimestre apportato dai politici appartenenti alla categoria “altri“, un contributo fornito soprattutto dai contenitori Mediaset rispetto alle reti concorrenti. Un’altra anomalia risiede nel poco tempo concesso dalle reti Mediaset agli esponenti del Movimento 5 Stelle: dell’intero tempo trascorso da esponenti grillini nella tv generalista, solo l’11% è impiegato nei canali del Biscione, ovvero appena il 6% del contributo politico proposto dalle reti Mediaset. La7, seppur di poco, si conferma la rete più “presidenzialista”, in proporzione al monte ore totale dedicato agli interventi politici in programmi di approfondimento.
Relativamente agli interventi dei leader politici nei talk, si conferma l’egemonia di Matteo Renzi nel mese di gennaio: il fondatore di Italia Viva ha parlato per circa undici ore e mezza, più di Conte e poco meno del doppio di Salvini. Un exploit che si è ridimensionato però a febbraio e marzo, mesi in cui Mario Draghi è salito in cattedra, seppur con una presenza mediatica inferiore a quella di un Conte ancora a pieno regime: la somma degli interventi dell’attuale premier utilizzati dai talk show a febbraio e a marzo è stata infatti di quasi dodici ore, rispetto alle circa dieci e mezza di Conte nel solo mese di gennaio.
Seppur sia cambiato il ruolo di Fratelli d’Italia, oggi praticamente l’unico partito di opposizione, non si rilevano tuttavia differenze significative nei tempi di intervento di Giorgia Meloni tra gennaio e marzo, mentre a febbraio i suoi interventi hanno visto un’impennata dovuta agli eventi in corso. Impennata di febbraio che ha coinvolto anche altri leader, quali Salvini e Zingaretti, e che è andata inserendosi in un contesto convulso, in cui le parole dei capi politici hanno sostituito quelle di esponenti non di primo piano. Per quanto riguarda Enrico Letta, le parole del nuovo segretario PD sono state al centro di più di due ore di dibattito a marzo, nonostante l’insediamento alla metà del mese. Un risultato che raddoppia quello di Zingaretti a gennaio, ma che andrà consolidato nei prossimi mesi.
Da segnalare infine come sia evidente un problema di leadership, almeno a livello comunicativo, all’interno del Movimento 5 Stelle: a dimostrazione di ciò basti pensare che l’esponente pentastellato più presente in televisione in questo trimestre sia stato Rocco Casalino, alle prese col tour promozionale del suo libro. E chissà che le nuove “regole comportamentali” nei talk show pretese da Beppe Grillo per concedere ospitate degli esponenti del suo partito non peggiorino ulteriormente la situazione nei mesi a venire.
Note metodologiche:
- Il tempo di parola è il tempo nel quale una persona parla e non va confuso con il tempo di notizia, ovvero il tempo che un telegiornale utilizza per parlare di un soggetto politico.
- AGCOM inserisce il tempo di parola di un rappresentante delle istituzioni (ad esempio, un ministro) nella categoria ministri/sottosegretari se interviene come membro del governo, e del partito di appartenenza se interviene a nome del partito.
- Per i telegiornali e i programmi di approfondimento si sono selezionati sono quelli delle tre principali reti Rai, delle tre principali reti Mediaset e di La7, escludendo quindi i canali all news e altri canali secondari.
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