Il 4 maggio si vota nella Comunità di Madrid, terza regione spagnola per popolazione dopo Catalogna e Andalusia. Mentre la Spagna affronta una crisi economica senza precedenti – solo nell’ultimo trimestre sono stati persi 137 mila posti di lavoro con un tasso di disoccupazione ora al 16% – nella Comunità di Madrid va in scena una campagna elettorale incendiaria.
Isabel Díaz Ayuso si è formata politicamente nel feudo madrileno del Partido Popular (PP) ed è stata eletta Presidente della Comunità di Madrid nel maggio 2019 grazie a una coalizione post-elettorale con Ciudadanos e all’appoggio esterno di Vox. Il 10 marzo scorso, però, Ayuso ha deciso di convocare nuove elezioni, con un anticipo di ben due anni rispetto alla scadenza naturale della legislatura, dichiarando di “essere stata costretta a questa scelta dal momento che Madrid necessita un governo stabile che nelle attuali circostanze non si può affatto assicurare”.
Le frizioni che da qualche tempo logoravano l’alleanza al governo della Comunidad sono esplose in seguito alla mozione di censura che Ciudadanos, la formazione guidata a livello nazionale da Inés Arrimadas, ha presentato nella Regione di Murcia insieme al PSOE. Per evitare uno scenario simile, Isabel Díaz Ayuso ha colto tutti di sorpresa, persino il suo vicepresidente Ignacio Aguado, e ha deciso di rompere l’alleanza con Ciudadanos e convocare nuove elezioni. Questa scelta ha destato non poche polemiche dal momento che avrebbe costretto i partiti ad allestire una campagna elettorale in piena pandemia, con un piano vaccinale in corso e nella delicata fase di presentazione del programma economico a Bruxelles.
Lo scenario
A Madrid la campagna vaccinale procede con un buon ritmo – sono oltre 2 milioni le dosi somministrate – e l’evoluzione epidemiologica sembra finalmente essersi assestata come indicano i dati forniti dalla stessa Comunidad, pur avendo conseguito negli scorsi mesi il triste primato nazionale di 8.897 casi per milione di abitanti. Il malessere economico e sociale nella regione segue però un’andatura diversa: sebbene in quest’ultimo trimestre la comunità di Madrid sia stata quella che ha creato più posti di lavoro (40.400 occupati in più) e abbia più di tutte le altre comunità registrato una decrescita del tasso di disoccupazione, la situazione resta critica per via del fatto che durante il 2020 il tasso di disoccupazione nella regione aveva raggiunto il 21,4%, raddoppiando la media nazionale.
La Comunità di Madrid, feudo politico del Partido Popular che governa ininterrottamente la regione dal 1995, ovvero da quando Ruiz-Gallardón stravinse con più del 50% dei voti contro il socialista uscente Leguina, ha un profilo sociologico complesso e variegato: si tratta infatti di una regione che conta un altissimo tasso di disuguaglianze per via di una tassazione regressiva, come emerge dalla relazione a cura della Plataforma por la Justicia Fiscal de Madrid, Red de ONGD para el desarrollo de Madrid y Oxfam Intermón. Alla dimensione ridotta degli introiti fiscali consegue una scarsa quantità di investimenti in sanità ed educazione, cosa che contribuisce in maniera sostanziale all’aumento delle diseguaglianze.
Tutti i 136 membri della Asamblea de Madrid sono eletti attraverso liste bloccate (cioè senza preferenze) attraverso un sistema proporzionale con il metodo D’Hondt. Al riparto dei seggi accedono però solo i partiti che superano una soglia di sbaramento pari al 5% della somma di voti validi e schede bianche. Nella prima seduta del nuovo Parlamento, poi, viene eletto tra i suoi membri il Presidente della Comunità: per l’elezione è richiesta la maggioranza assoluta (cioè 69 Sì) ma, in caso di mancato raggiungimento di tale soglia, è prevista una seconda votazione in cui è sufficiente la maggioranza semplice (cioè più Sì che No).
Nella battaglia per Madrid ci sono sei partiti principali, tre di centrodestra e tre di centrosinistra, ognuno guidato da un capolista che è di fatto il candidato alla Presidenza della Comunità per quel partito. Ma andiamo a vedere chi sono i protagonisti di questa tornata elettorale.
Partido Popular
Il PP ha confermato la candidatura della Presidente uscente Isabel Díaz Ayuso: classe 1978, Ayuso gode di un altissimo gradimento tra i madrileni (il PP è dato nella forbice 36,4% – 43,2%). L’intera campagna elettorale è stata pensata alimentando il frame “comunismo o libertà”. A questo si aggiunge una certa rivendicazione identitaria di Madrid, città libera e moderna il cui stile di vita – alla madrilena, appunto – rischierebbe di essere messo a repentaglio dalle scelte di chiusura perimetrale del Governo socialista guidato da Pedro Sánchez: quest’ultimo è stato oggetto di attacchi frontali e accusato più volte di essere il responsabile del disastro economico e sanitario avvenuto nel distretto madrileno. Ma è certamente la scelta di correre per elezioni madrilene da parte di Pablo Iglesias, leader di Podemos e vicepresidente del governo Sánchez, ad aver spinto ulteriormente lo staff di Ayuso verso una campagna negativa, per dipingere gli avversari come “il male nato dal male per fare del male”.
Vox
Vox, il partito dell’ultradestra che a livello europeo è alleato con Fratelli d’Italia, schiera come capolista e candidata alla Presidenza Rocio Monasterio, capogruppo uscente nel Parlamento della Comunità nonché moglie di Ivan Espinosa de los Monteros, che è invece capogruppo nel Parlamento nazionale e braccio destro del Presidente del partito Santiago Abascal. 47 anni, passaporto cubano e spagnolo, il padre di Monasterio era un ricco latifondista il cui zuccherificio venne espropriato nel 1971 da Fidel Castro. A partire dal suo storytelling familiare, la narrativa della candidata di Vox è inizialmente centrata sull’opposizione “comunismo/libertà”, ma la scelta analoga della candidata del Partido Popular, assai più popolare nella comunità di Madrid, la porta a rendere ancora più esasperato il tono della sua campagna. Vox si presenta così al suo elettorato come un baluardo di difesa davanti “all’assalto social-comunista” di Gabilondo, Garcia e Iglesias che il PP non può rappresentare, dal momento che il suo leader nazionale Pablo Casado è più volte sceso a compromessi con l’esecutivo socialista nazionale.
Dopo aver lanciato provocatoriamente la campagna elettorale nel distretto di Vallecas, luogo storico della sinistra madrilena, Monasterio e Abascal hanno condotto una campagna elettorale all’insegna delle provocazioni. Il cartello elettorale che ha fatto discutere per settimane, infiammando il dibattito sulla rete, è quello in cui vengono rappresentati un minore di origine straniera e una nonna che ricevono due compensi diversi. Un cartello che oltre a contenere un’esplicita menzogna, dal momento che la pensione media nella comunità è di 1.210,68 euro e la somma destinata ai minori è assai inferiore, ha portato ad una denuncia per incitamento all’odio, dissoltasi tuttavia in un nulla di fatto.
Ciudadanos
Di tutt’altro tono è invece la campagna elettorale di Ciudadanos, il partito che nel 2015 sembrava poter assumere il ruolo di guida del centrodestra spagnolo e che oggi è invece alle prese con una vera e propria lotta per la sopravvivenza. A guidare C’s in questa campagna elettorale c’è Edmundo Bal, avvocato balzato agli onori della cronaca prima nel 2017 per una dura risposta alle illazioni del difensore del Barcellona Piqué e poi per il processo agli indipendentisti catalani. Edmundo Bal si presenta come “antidoto al populismo, un servitore dello stato che non sopporta l’ingiustizia, le menzogne e le pressioni della politica nei confronti dei funzionari pubblici”. Il suo messaggio aderisce bene al ruolo pubblico che prima dell’ingresso in politica ha tenuto. In un clima di fortissima contrapposizione tra estremi, l’elettorato trova in Edmundo Bal un candidato moderato che rischia di essere fagocitato e silenziato da una campagna incendiaria. A questo si aggiunge la crisi che a livello nazionale sta vivendo il suo partito e la competizione sul profilo moderato rappresentata dal candidato del Partito socialista Ángel Gabilondo.
PSOE
Il candidato del Partito Socialista è docente di filosofia e metafisica all’Università Autonoma di Madrid. Dopo aver ricoperto la carica di Ministro dell’Istruzione con Zapatero ed aver raggiunto un ottimo 27,4% nelle elezioni autonomiche del 2019, il candidato del PSOE adotta uno stile comunicativo sobrio che punta a valorizzare la sua competenza e il suo ruolo politico. Lo slogan iniziale della campagna “Gobernar en serio” punta in effetti a ribadire l’affidabilità e l’esperienza di Ángel Gabilondo. Tuttavia, a seguito dell’esasperante livello di scontro culminato con il dibattito radiotelevisivo gestito da Cadena Ser, nell’ultima settimana lo staff di Gabilondo ha preferito puntare su uno slogan nuovo e diverso: Ya no se trata solo de Madrid. Es la democracia.
Unidas Podemos
Senza dubbio il grande protagonista di questa campagna elettorale è Pablo Iglesias, che con un colpo di scena si è dimesso dalla carica di Vicepresidente del Governo per concorrere alle elezioni della Comunità di Madrid. Lo slogan iniziale della campagna “Que hable la mayoria” è finito per cedere il passo allo slogan “democrazia o fascismo” che fa da contraltare a quello di Ayuso. La campagna elettorale è particolarmente tesa, tanto che, durante un meeting elettorale nel quartiere di Coslada, lo stesso candidato ha sfidato faccia a faccia un gruppo di neonazisti scatenando immediatamente le reazioni del vicinato, del web e dell’intera opinione pubblica. Ma è solo dopo aver abbandonato il dibattito radiotelevisivo di Cadena Ser (per via del rifiuto da parte della candidata di Vox a mostrargli solidarietà per le minacce di morte ricevute nei giorni precedenti) a scatenare ulteriori polemiche e a riportare la campagna elettorale su un binario di insostenibile confrontazione politica.
Más Madrid
Certamente una delle novità più interessanti di questa campagna è quella di Mónica García, 47 anni, medico anestesista presso l’ospedale “12 de Octubre” della capitale e candidata per Más Madrid, con alle spalle una storia di attivismo e lotta politica. Maggiori investimenti nella sanità pubblica, ecologia, educazione e politiche sociali sono al centro del programma elettorale del suo partito, che ha scelto come slogan: “lo que de verdad emporta”, ovvero “ciò che conta davvero”. Dopo aver trascorso in prima linea nelle terapie intensive la dura battaglia contro il coronavirus, il profilo di Mónica García si mostra perfettamente in linea con il suo messaggio. Sono due, tuttavia, i problemi che la sua candidatura pone all’inizio della campagna: il suo scarso risalto mediatico e il poco spazio politico entro cui farsi largo alla sinistra dello spettro politico che vede già la presenza ingombrante di PSOE e Unidas Podemos. Il 14 aprile scorso, un video diventato virale in cui improvvisa un twerking durante la trasmissione radiotelevisiva #Buenismo Bien risolve il primo di questi problemi, consentendo a Mónica García di raggiungere una vastissima popolarità soprattutto nelle fasce più giovani dell’elettorato. La forte impronta ecologista data alla campagna permette invece al partito di costruirsi uno spazio di rivendicazione politica autonomo.
Come finirà?
Le modalità di campagna delle diverse forze politiche sono risultate assai diverse. PSOE, Ciudadanos, Unidas Podemos e Más Madrid hanno preferito incontri poco numerosi, evitando assembramenti di piazza e cercando di spingere maggiormente sui media tradizionali e sulle reti sociali. Di tutt’altro tenore invece le piazze elettorali di Vox e Partido Popular, che nonostante le raccomandazioni delle autorità sanitarie hanno riempito le piazze al grido “libertà ”.
Ciò che è certo è che mai come questa volta, come sottolinea Diego Garzia dell’Università di Losanna, il ricorso alla propaganda negativa sia stato il punto nevralgico di tutte le operazioni di comunicazione. Ayuso contro Sánchez, Iglesias contro Ayuso, Monasterio contro Iglesias e Gabilondo, mentre García e Bal sono rimasti in disparte e sono stati comunque costretti anche loro a irrigidire le rispettive prese di posizione. Da destra si leva alto il grido di paura per l’assalto comunista e totalitario al governo della Comunità, da sinistra invece il coro antifascista si leva in difesa dei valori della democrazia.
La media dei sondaggi pubblicata da El País esprime bene gli equilibri che gli istituti demoscopici hanno rilevato a qualche giorno dal voto.
Sebbene la vittoria della destra di PP e Vox paia difficile da ribaltare, i risultati elettorali saranno importanti per ridefinire i rapporti di forza interni ai partiti. Una vittoria schiacciante di Isabel Díaz Ayuso e la nascita di un governo regionale insieme all’ultradestra di Vox potrebbero alimentare le forze interne al Partido Popular che guardano a Vox come plausibile partner di governo, in chiara controtendenza rispetto all’attuale volontà del leader nazionale del partito, Pablo Casado. A sinistra la vittoria è difficile ma sarà interessante comprendere quanto la discesa in campo di Pablo Iglesias abbia giovato al fronte delle sinistre soprattutto in termini di mobilitazione dell’elettorato. Il dato legato alla percentuale di indecisi, che si attesterebbe attorno al 20%, rappresenta l’unica variabile a cui le forze di sinistra possono aggrapparsi e che potrebbe rovesciare un risultato che sembra già scritto nella pietra.
Non ci resta che attendere l’esito di queste elezioni: i primi exit poll saranno diffusi alle 20:00 di martedì, subito dopo la chiusura dei seggi.
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