Il 26 aprile scorso è cambiata nuovamente la geografia elettorale degli Stati Uniti. Il Census Bureau, l’agenzia federale che si occupa principalmente del censimento decennale nel Paese, ha pubblicato i risultati preliminari della rilevazione del 2020.
Ogni 10 anni, infatti, l’Ufficio del Censimento ha lo stesso compito che ha l’Istat in Italia: censire gli abitanti in ogni Stato e di conseguenza definire la distribuzione sia dei 435 seggi alla Camera dei Rappresentanti, sia del numero di grandi elettori che compongono il collegio elettorale dopo le elezioni presidenziali. Quest’ultimo si ottiene sommando il totale dei deputati (ricavato da una formula matematica in base alla popolazione) e dei senatori (2 fissi) che spettano a ciascuno Stato.
Tra le novità di questa nuova decade si segnalano 7 Stati che rispetto all’ultimo ciclo perdono un seggio e sei che ne guadagnano almeno uno, in particolare:
- California, Illinois, Michigan, New York, Ohio, Pennsylvania e West Virginia perdono un grande elettore;
- Colorado, Florida, North Carolina, Oregon e Montana ne guadagnano uno;
- Il Texas, dove si trovano 6 delle 15 città con la crescita demografica più alta d’America, ne guadagna due.
Con la nuova ripartizione dell’electoral college, Joe Biden avrebbe comunque vinto le ultime elezioni presidenziali, ma con un margine leggermente più basso, passando da 306 a 303 grandi elettori. La maggioranza necessaria per l’elezione del presidente, lo ricordiamo, si ha a quota 270.
Il miglioramento per i repubblicani c’è, anche se impercettibile, ma la vera partita per l’egemonia politica del Paese si giocherà nel cosiddetto redistricting, la riforma delle circoscrizioni elettorali che vengono ridisegnate in buona parte dai rami legislativi degli Stati. Questo potere assegnato completamente alle camere statali ha dato vita, in passato, al fenomeno del gerrymandering, che consiste nell’alterazione dei collegi in modo da favorire un partito a discapito di un altro.
Per evitare che il gerrymandering potesse alterare in maniera palese gli equilibri politici, alcuni Stati hanno introdotto dei meccanismi di controllo che garantiscono imparzialità nel redistricting, come ad esempio la formazione di commissioni indipendenti che si occupano della riorganizzazione dei distretti. Negli ultimi anni, l’intervento della Corte Suprema degli Stati Uniti ha inferto un colpo quasi mortale al gerrymandering, soprattutto in North Carolina, l’unico Stato nel quale i democratici hanno guadagnato seggi alla Camera alle ultime elezioni.
Il sito FiveThirtyEight ha analizzato chi gestirà il disegno dei distretti. I Repubblicani controllano il redistricting di 187 collegi (43%), i Democratici di 75 (18%) e le commissioni indipendenti di 167 (38%). In sei casi non sarà necessario procedere al ridisegno, perché si tratta di circoscrizioni elettorali che coprono l’intero Stato: è il caso del Vermont, dei due Dakota, del Wyoming, dell’Alaska e dell’home state di Biden, il Delaware.
Guardando solo gli Stati che guadagnano seggi, i Repubblicani controllano il redistricting di Florida, North Carolina e Texas, i Democratici quello dell’Oregon e le commissioni indipendenti quello di Colorado e Montana.
Capire come saranno ridisegnati i collegi è molto importante. I Repubblicani, infatti, non hanno necessariamente un vantaggio legato all’aumento dei seggi negli Stati che controllano, in quanto in realtà le aree con la maggiore crescita sono perlopiù zone urbane o suburbane che votano Dem.
Una cosa molto importante da tenere a mente è che fino al precedente censimento, prima di implementare le nuove mappe distrettuali, serviva l’autorizzazione del Dipartimento di Giustizia per evitare discriminazioni razziali, ma nel 2013 la Corte Suprema ha annullato parte del Voting Rights Act annullando questa disposizione. Questo potrebbe aprire le porte a una forma di gerrymandering più estrema che in passato ha particolarmente colpito la popolazione afroamericana.
In conclusione, è importante capire cosa succederà perché le mappe dei nuovi distretti saranno usate già alle elezioni di metà mandato del novembre 2022, quando i Democratici cercheranno di difendere una debole maggioranza al Congresso. Storicamente alle midterms il partito al governo perde seggi e in questo caso il redistricting potrebbe avere un ruolo determinante.
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