Il prossimo 20 settembre quasi trenta milioni di canadesi potranno recarsi ai seggi per rinnovare i 338 membri della Camera dei Comuni (House of Commons) alle prossime elezioni federali, convocate ad agosto dal Primo ministro Justin Trudeau con la speranza di rafforzare la propria maggioranza. Tempistiche inusuali per i vicini settentrionali degli statunitensi: la scadenza naturale della legislatura in Canada sarebbe stata fissata per il 2023, esattamente quattro anni dopo l’ultima tornata elettorale.
Secondo le ultime rilevazioni, si tratterebbe di una corsa a due tra l’uscente Justin Trudeau e il conservatore Erin O’Toole, virtualmente appaiati. Staccato Jagmeet Singh, del Nuovo Partito Democratico, che punta a strappare parlamentari ai liberali soprattutto in Ontario, dove si trovano i collegi più swing. Indietro i Verdi e la destra del PPC, mentre in Québec gli indipendentisti del Bloc Québécois sperano di ripetere l’ottimo dato del 2019 che ha permesso loro di diventare il terzo partito del Paese.
Il Primo ministro Justin Trudeau, in seguito alla riconferma del 2019, gode di una maggioranza soltanto relativa in parlamento. Gli ultimi 2 anni di governo sono stati complicati per il capo dell’esecutivo: per la decima volta nella sua storia, infatti, il Canada ha avuto un governo di minoranza.
Parecchi i temi che hanno diviso i partiti durante questa legislatura, a partire dall’agenda climatica dei liberali a cui si sono fermamente opposti i conservatori, forti dell’altissimo sostegno nella provincia dell’Alberta, dove l’economia del petrolio vale 68 miliardi di dollari e dove le svolte ambientaliste dell’esecutivo si sono rivelate impopolari.
Nonostante queste nette differenze, Erin O’Toole, leader proveniente dall’ala moderata dei Conservatori, si è detto comunque disposto a lasciare in vigore alcuni dei provvedimenti introdotti dai liberali, come aveva già preannunciato il suo predecessore Andrew Scheer in riferimento alla famosa legge con cui è stata legalizzata la cannabis. I veri cambiamenti potrebbero invece presentarsi in politica estera, un tema su cui Trudeau è stato duramente criticato, in particolare dopo il tentativo fallimentare della diplomazia canadese di aggiudicarsi un seggio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ecco le schede dei candidati premier dei principali partiti.
L’analisi dell’esperto sulle elezioni anticipate in Canada
Il Primo ministro canadese, ad ogni modo, resta fiducioso. Sperando di poter ampliare la sua forza parlamentare, il 49enne di origine francofona ha scommesso tutto il suo capitale politico sulla gestione della pandemia, convocando nuove elezioni per riscuoterne i dividendi. Ma cosa ne pensano i cittadini canadesi di questa mossa, che li costringe ad andare a votare durante una pandemia?
Lo abbiamo chiesto a Philippe J. Fournier, professore universitario di astrofisica, ma soprattutto uno dei massimi esperti di sondaggi in Canada. La piattaforma da lui fondata, 338 Canada, è costantemente aggiornata con tutte le medie dei sondaggi e le proiezioni sulle possibili maggioranze che potrebbero svilupparsi in base alla ripartizione dei seggi, che in Canada avviene con il sistema First-Past-the-Post.
“I liberali hanno iniziato a perdere punti nei sondaggi non appena sono state indette le elezioni anticipate” rivela Fournier. La strategia di Trudeau, maturata soltanto dopo la nomina della nuova governatrice generale Mary Simon, potrebbe essersi ritorta contro gli stessi liberali: “Il Canada – spiega – non ha avuto un governatore generale per diversi mesi e non è più la norma aspettare così tanto prima di nominare un primo ministro. Sembra che ci sia stato un contraccolpo elettorale: chiaramente molti canadesi non volevano queste elezioni estive”.
I sondaggi, tuttavia, non sembrerebbero così negativi per Trudeau e i suoi. Se infatti è vero che i conservatori sono passati in vantaggio nelle intenzioni di voto, com’era già avvenuto alle elezioni del 2019, i due partiti al momento sono appaiati. Il fattore che potrebbe risultare decisivo? L’affluenza. “Sia il Nuovo Partito Democratico che i liberali sono più popolari tra i giovani che tra gli elettori più anziani. Se i giovani non si presentassero in gran numero, i liberali potrebbero perdere queste elezioni”.
Gli elettori più anziani non sono quindi il target dei liberali, ma a contendersi il loro suffragio non saranno solamente i conservatori. La vera sfida per il partito di O’Toole sarà vincere anche in Québec. “Il Bloc Québécois [il partito federale che tutela gli interessi del territorio francofono, ndr] – continua Fournier – ha vinto in zone che altrove nel Paese sarebbero più vicine ai conservatori. Per ora il Bloc sembra essere in leggero calo in Québec, quindi è difficile dire se potrà essere un attore importante in queste elezioni”.
La vera minaccia per Trudeau poteva invece essere rappresentata dai progressisti del Nuovo Partito Democratico, pronti ad erodere il consenso dei liberali nei collegi demograficamente più favorevoli. Tuttavia Fournier frena l’entusiasmo di Singh e soci: “L’NDP non sembra aver fatto alcun miglioramento in questa campagna elettorale – chiosa l’esperto – e la sua media è ancora intorno al 20% a livello nazionale”. Una percentuale solo impercettibilmente più alta rispetto a due anni fa, quando il partito arancione raggiunse il 19%.
Quello di cui nessuno sembra doversi preoccupare sono i piccoli partiti. Nel 2019 il Partito Conservatore ha dovuto fronteggiare gli scissionisti del People’s Party of Canada – guidati sempre dall’ex ministro del turismo Maxime Bernier – i quali però non si sono dimostrati capaci di pescare nuovi elettori tra gli insoddisfatti del partito di O’Toole. Stessa sorte per i Verdi, che stanno affrontando un periodo di transizione dopo il delicato passaggio del testimone dalla leader storica Elizabeth May ad Annamie Paul. “I Verdi – conclude Fournier – sarebbero normalmente al 6-7% nel voto popolare. Stavolta dovranno ritenersi fortunati se prenderanno la metà di quanto ottengono di solito”.
Non ci resta che aspettare l’esito di queste elezioni anticipate per scoprire se la scommessa di Trudeau potrà dirsi vinta o avventata: in ballo c’è la conquista di quella governabilità che al Canada, negli ultimi anni, è spesso venuta meno.
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