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Come Gualtieri è diventato sindaco di Roma

Mappe e flussi per comprendere al meglio i risultati delle elezioni nella Capitale

Le elezioni per il sindaco di Roma sono state per molti versi le più interessanti di questa tornata elettorale. Erano tanti i temi e i dubbi a cui i seggi hanno dato una risposta: dal duello interno al centrosinistra fra Gualtieri e Calenda al tentativo di Virginia Raggi di farsi rieleggere dopo un difficile mandato, fino alla curiosità per i risultati di Michetti e delle liste di centrodestra sempre più in lotta fra loro.

Alla fine ha vinto Gualtieri con un netto 60% al ballottaggio, ma per capire come siamo arrivati a questo risultato ci dobbiamo far aiutare da mappe e flussi, che rendono possibile l’analisi nel dettaglio del voto.

Ad esempio è difficile capire il voto di ottobre senza parlare dell’affluenza, molto bassa: 48,8% al primo turno (oltre 8 punti in meno del 2016), 40,8% al ballottaggio. Un calo che non è stato uniforme, ma che ha interessato soprattutto le periferie della città. Mentre nei Municipi I e II (Centro storico e Flaminio-Parioli) il calo è stato più contenuto, nei quartieri più periferici la situazione è stata più seria. Ad esempio, nel Municipio VI (il cosiddetto Municipio “delle Torri”, dove Virginia Raggi andò particolarmente bene nel 2016) l’affluenza è scesa di oltre 13 punti.

 

 

L’astensione ha quindi penalizzato chi nelle periferie aveva il proprio bacino elettorale, in primis la sindaca uscente. Virginia Raggi si ferma infatti al 19%, un risultato insolitamente basso per un’incumbent. Perde infatti 16 punti rispetto al primo turno del 2016, ma nelle zone fuori dal Grande Raccordo Anulare il crollo è più netto che nei quartieri centrali della città. La sensazione, leggendo questi dati, è che nelle periferie romane il freno all’astensione garantito cinque anni fa da una candidatura antisistema come quella di Virginia Raggi sia venuto meno in questa tornata elettorale, complice il giudizio amministrativo sul primo mandato (bocciato da 72% degli elettori secondo l’instant poll Quorum/Youtrend realizzato per SkyTG24).

 

 

L’altro candidato che nelle periferie doveva costruire la sua vittoria è Enrico Michetti, il cui 30,1% al primo turno risulta deludente, se si pensa che due anni fa alle europee la sua coalizione aveva raggiunto il 40%. Fra le liste, la sfida interna al centrodestra la stravince Fratelli d’Italia, ma il 17,4% raccolto conferma solo parzialmente le aspettative per il partito della Meloni, in grande crescita nei sondaggi nazionali, ma che nella sua città guadagna appena 5 punti rispetto al 2016, quando però la leader del partito era anche candidata sindaco.

La mappa del voto a Michetti sembra in ogni caso confermare uno spostamento verso la periferia dell’elettorato del centrodestra a Roma: mentre cinque anni la coalizione (sommando i voti di Giorgia Meloni e Alfio Marchini) ottenne risultati piuttosto uniformi dentro e fuori il GRA, alle politiche 2018 e alle europee 2019 ha ottenuto consensi molto maggiori nelle zone più esterne. 

 

 

Il calo più netto rispetto al 2019 lo registra in alcuni quartieri della parte nord del centro, come Parioli (-22,2%), Villa Borghese (-20,2%) e Foro Italico (-20%). In questo caso però il calo è piuttosto semplice da spiegare: in queste zone Carlo Calenda ha raggiunto percentuali ben sopra la sua media.
 

 
Guardando la distribuzione del voto di Carlo Calenda (19,8% al primo turno) la cosa che salta subito all’occhio è infatti la scarsissima uniformità. Se tutti i candidati hanno zone di forza e zone di debolezza, l’elettorato di Calenda è particolarmente concentrato in alcuni quartieri del centro e in particolare del Municipio II. Calenda ottiene il 47% ai Parioli, il 46% a Foro Italico e supera il 40% in altre 6 delle 155 zone urbanistiche in cui è divisa Roma. Si tratta in larga parte di quartieri del centro città che anche alle europee 2019 e alle elezioni per la Camera del 2018 avevano votato per il centrodestra e dove nel 2016 Alfio Marchini (sostenuto da Forza Italia) aveva ottenuto i risultati migliori. 

 

 

Un altro dato che mostra la scarsa uniformità della distribuzione del voto a Calenda è il numero di “zone” in cui ha vinto al primo turno: 22. Meno di Gualtieri (che con 7 punti in più ne ha ottenute 38), ma molte di più di Virginia Raggi, che con un risultato inferiore di pochi decimi vince in solo 2 delle 145 zone di Roma con un numero di elettori significativo.

 

 

Infatti, più ci si sposta verso le aree esterne della Capitale, più il consenso per Calenda scende. Nella maggior parte delle aree esterne al GRA, ad esempio, l’ex ministro dello sviluppo economico arriva quarto, spesso senza raggiungere il 10% dei voti.

Le tendenze evidenziate finora influiscono anche sulla mappa elettorale del vincitore finale, Roberto Gualtieri. Rispetto ai risultati di Roberto Giachetti nel 2016 e del centrosinistra alle politiche del 2018, si nota infatti un tentativo di espandersi oltre la “ZTL” dove il PD e i suoi alleati si erano rinchiusi nelle ultime tornate elettorali. Complice la forte concorrenza di Calenda nei quartieri centrali, Gualtieri in queste zone perde consensi rispetto alle recenti tornate appena citate, ma guadagna voti in modo piuttosto uniforme nelle zone più periferiche (sia all’interno che all’esterno del GRA). 

 

 

Sia il forte calo nei quartieri benestanti del centro sia la crescita nelle periferie sono però dati che rischiano di rivelarsi illusioni ottiche in vista delle prossime elezioni. Se la concorrenza di Calenda ha danneggiato Gualtieri e gli altri candidati in centro, gli incoraggianti risultati nelle periferie sono in parte dovuti anche al calo asimmetrico dell’affluenza di cui abbiamo parlato precedentemente, e rischiano quindi di svanire o ridimensionarsi se una parte degli astenuti di queste amministrative dovesse tornare a votare alle prossime politiche.

Al ballottaggio Roberto Gualtieri supera nettamente Enrico Michetti, 60,15% a 39,85%. Un risultato reso possibile dalla scelta degli elettori che al primo turno avevano votato Calenda e Raggi. Secondo i flussi da noi elaborati, circa il 60% degli elettori di Calenda al primo turno ha scelto Gualtieri al secondo, mentre meno di uno su dieci ha votato per Michetti. Quasi la metà degli elettori della sindaca uscente non hanno votato al ballottaggio, ma circa il 40% ha votato Gualtieri e solo il 10% il candidato del centrodestra.

Alla fine il candidato del centrosinistra prevale in quasi la totalità dei quartieri del centro, superando Michetti anche in alcune aree a ridosso del Grande Raccordo Anulare. In alcuni quartieri del centro (Gianicolense, Trastevere, San Lorenzo) il vantaggio del neo sindaco supera addirittura i 50 punti.

 

 

Francesco Cianfanelli

Collaboro con YouTrend dal 2018 e con Agenzia Quorum dal 2019, occupandomi di strategia, messaggio e social media per soggetti politici e candidati. Nel tempo libero amo la corsa, la bicicletta, i podcast e altre attività da asociali.

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