Venerdì l’Unione europea ha deciso di bloccare i voli che arrivano dall’Africa australe dopo che diversi paesi, tra cui l’Italia, li avevano già fermati a causa della nuova variante Omicron. Ma che cosa sappiamo di questa variante?
Da dove arriva Omicron
La variante B.1.1529 è stata designata come una “variant of concern” (Voc) dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a causa delle mutazioni “preoccupanti” che presenta e perché “alcune prove preliminari suggeriscono un aumento del rischio di reinfezione da questa variante”. L’Oms le ha anche assegnato il nome di Omicron, usando quindi una lettera dell’alfabeto greco – come per altre varianti tra cui la Delta – per evitare la stigmatizzazione del posto dove viene individuata per la prima volta una nuova variante.
La variante Omicron è stata identificata per la prima volta martedì 22, a seguito di un rapido aumento dei casi nella provincia sudafricana di Gauteng – un’area urbana in cui si trovano Pretoria e Johannesburg. Il tasso di positività a Tshwane (parte del Gauteng) è esploso nelle ultime tre settimane, passando dall’1% al 30%.
Nonostante sia stata trovata per la prima volta qui, comunque non è detto che la variante abbia avuto origine in Sudafrica. Il primo campione che mostra la variante è infatti stato raccolto in Botswana l’11 novembre e secondo gli esperti le varie mutazioni potrebbero essere emerse durante un’infezione cronica di una persona immunocompromessa.
La maggior parte dei casi confermati e probabili è stata identificata in Sudafrica e Botswana, ma ci sono anche alcuni casi a Hong Kong, Israele, Belgio, Germania, Repubblica Ceca e nel nostro Paese.
Perché questa variante preoccupa
Il motivo che ha allarmato fin da subito è la presenza di 30 mutazioni – più del doppio di quelle che presenta la Delta – nella proteina spike, il mezzo attraverso cui il virus attacca le cellule del nostro corpo. Basandosi solo su questo, diversi esperti ritengono che il virus possa infettare più delle precedenti varianti.
Trevor Bedford, un noto epidemiologo matematico, ha spiegato perché le mutazioni di Omicron preoccupano così tanto. Il motivo, come mostra il grafico, è il grande salto che ha fatto Omicron rispetto alle altre varianti: Bedford, basandosi sui dati preliminari, ha stimato che il tempo medio di raddoppio è di 4,8 giorni e che il tasso di crescita in relazione a Delta non è ancora chiaro, ma crede che “stiamo osservando una variante che potenzialmente ha una significativa evasione immunitaria e che sembra diffondersi rapidamente”.
Un’analisi condotta dal professore di biostatistica Tom Wenseleers con un modello multinomiale mostra che Omicron avrebbe un vantaggio di crescita del 38% al giorno su Delta in Sudafrica e, considerando un tempo di generazione di 4,7 giorni, vorrebbe dire che si trasmette sei volte più velocemente di Delta. Wenseleers scrive che i dati vanno ancora confermati, ma osserva anche come per passare dallo 0,1% al 50% di prevalenza ci abbia messo solo due settimane, mentre Delta impiegò mesi. Va comunque considerato che queste stime si basano su piccoli numeri e che ci sono molti potenziali fattori confondenti che potrebbero portare ad avere un’immagine distorta di quello che sta accadendo.
Non sappiamo ancora nulla su che tipo di malattia causi questa variante, nonostante giri una frase di un medico sudafricano presa fuori contesto che ha riscontrato solo casi lievi in un gruppo di persone giovani e sane. Per avere informazioni affidabili serviranno settimane.
Al momento non sappiamo neanche molto delle capacità di Omicron di eludere le difese del sistema immunitario. Anche in questo caso serviranno settimane per capire cosa succede alle persone vaccinate che vengono a contatto con la variante. Ma è importante tenere a mente che il sistema immunitario sfrutta diversi meccanismi di difesa ed è improbabile che una variante riesca a superarli tutti: è quindi possibile che ci sia un calo della protezione, ma non un annullamento totale. Inoltre, come abbiamo spiegato la settimana scorsa, la terza dose è in grado di portare l’efficacia a livelli che non si erano mai raggiunti prima con due dosi.
Il Centro europeo per le malattie (Ecdc) in un report pubblicato venerdì ha scritto che “il livello complessivo di rischio per l’UE associato alla variante SARS-CoV-2 Omicron è valutato da alto a molto alto”. Secondo l’Ecdc, “in una situazione in cui la variante Delta sta risorgendo nell’UE, l’impatto dell’arrivo e della possibile ulteriore diffusione di Omicron potrebbe essere molto elevato”. Il Centro europeo per le malattie consiglia quindi di introdurre rapidamente restrizioni, vietare i viaggi nelle aree affette e aumentare il testing.
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