Il Governo guidato da Mario Draghi ha deciso di attuare un taglio dell’Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche). Ma com’è distribuito il reddito in Italia? Per rispondere possiamo guardare gli open data del Ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazione dei redditi presentate nel 2020, che si riferiscono all’anno precedente.
Com’è distribuito il reddito a livello nazionale
In Italia complessivamente nel 2020 ci sono state 41,5 milioni di persone che hanno presentato la dichiarazione dei redditi, dichiarando in totale 884 miliardi di euro. Di questi 41,5 milioni di contribuenti, 22 milioni hanno usato il modello 730, 9,1 milioni hanno usato il modello “Redditi” e 10,4 milioni non lo hanno presentato, affidandosi al modello CU compilato dal sostituto d’imposta.
I dati del MEF mostrano che nel 2020 ci sono state 4 mila persone che hanno dichiarato un reddito negativo e 947 mila che hanno dichiarato un reddito pari a zero, mentre 2,5 milioni di persone hanno dichiarato meno di 1000 euro.
A dichiarare tra 0 e 15.000 euro sono 17,2 milioni di contribuenti, tra 15.000 e 29.000 euro 14,5 milioni, tra 29.000 e 55.000 euro 6,9 milioni, tra 55.000 e 100.000 euro sono 1,4 milioni, tra 100.000 e 300.000 euro 461 mila e sopra i 300.000 euro 41 mila. Complessivamente in Italia quasi metà dei contribuenti del 2019 ha avuto un reddito inferiore ai 20.000 euro.
Quali sono le regioni più ricche
Disaggregando i dati, si osserva che la Lombardia è la regione più benestante d’Italia con un reddito medio per contribuente di 25,2 mila euro. Al secondo posto troviamo la provincia autonoma di Bolzano con 24,5 mila euro e poi l’Emilia Romagna con 23,5 mila euro.
Con un reddito medio inferiore ai 16 mila euro ci sono invece l’Abruzzo (12 mila euro) e la Calabria (15,2 mila euro).
Chi paga la maggior parte dell’Irpef
Infine, si può cercare di capire su chi ricade maggiormente l’Irpef.
L’imposta sul reddito è composta da cinque aliquote (che con la nuova legge di bilancio saranno modificate): 23% fino ai 15.000 euro (imposta dovuta per la parte eccedente la no tax area), 27% tra i 15 e i 28 mila euro (imposta dovuta: €3.450 + 27% sulla parte eccedente i €15.000), 38% tra i 28 e i 55 mila euro (€6.960 + 38% sulla parte eccedente i €28.000), 41% tra i 55 e i 75 mila euro (€17.220 + 41% sulla parte eccedente i €55.000) e 43% sopra i 75 mila euro di reddito (€25.420 + 43% sulla parte eccedente i €75.000).
Aggregando le classi di reddito disponibili nei dati del MEF per arrivare vicini alle classi dell’Irpef, vediamo che sotto i 15.000 euro si piazza il 43,7% dei contribuenti che paga il 3,8% dell’Irpef, tra i 15 e i 29 mila euro c’è il 35,1% dei contribuenti che paga il 27,9% dell’Irpef, tra i 29 e i 55 mila c’è il 16,6% dei contribuenti che paga il 33,3% dell’Irpef, tra i 55 e i 75 mila c’è il 2,2% che paga il 9,7% dell’Irpef e sopra i 75 mila c’è il 2,4% che paga il 25,3% dell’Irpef. Aggregando queste due ultime fasce di reddito si nota che chi ha un reddito sopra i 55 mila euro, cioè il 4,6% dei contribuenti, paga il 35% dell’Irpef totale.
La manovra di bilancio di quest’anno modificherà le aliquote Irpef. Gli economisti Silvia Giannini e Simone Pellegrino in un’analisi pubblicata su lavoce.info hanno spiegato che “le misure presentate sono tecnicamente ben congeniate” in quanto vanno a razionalizzare la struttura delle aliquote marginali effettive, riducono l’imposta netta in molte fasce di reddito e mantengono i vantaggi del Bonus 100 euro. Allo stesso tempo i due economisti evidenziano come si sia “dato maggior peso all’efficienza rispetto all’equità”.
Sarebbe altresì interessante capire come cambierebbe il peso di ogni fascia di reddito sul gettito totale dell’Irpef, ma tra modifiche a bonus, detrazioni, no tax area e altri elementi questa valutazione si rivela estremamente complicata.
Commenta