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“Care italiane, cari italiani”: i discorsi di fine anno del Presidente della Repubblica

Dalla brevità di Einaudi all’informalità di Pertini, così è cambiato lo stile comunicativo del tradizionale discorso di fine anno

La sera di San Silvestro, il 31 dicembre, il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica tiene incollati alla televisione milioni di italiani. Trasmesso a reti unificate, il Capo dello Stato si rivolge con un discorso di circa 15-20 minuti direttamente ai cittadini, tracciando un bilancio dei traguardi raggiunti, parlando delle principali difficoltà del Paese e delineando sfide e propositi per il nuovo anno. Proprio in queste ore cresce l’attesa su cosa dirà Sergio Mattarella nel suo ultimo discorso prima della fine del settennato, che scadrà il 3 febbraio 2022. Mentre la partita per il successore è entrata ormai nel vivo, non è escluso che venga raggiunto, se non superato, il record di ascolti stabilito nel 2020: 15 milioni di spettatori, 5 milioni in più rispetto al 2019.

Ma come è cambiato lo stile comunicativo nei discorsi di fine anno dei Presidenti? Secondo i dati dell’archivio storico della Presidenza della Repubblica, i messaggi quirinalizi di fine anno hanno assunto progressivamente un peso sempre maggiore: nel suo primo discorso, il 31 dicembre 1949, l’allora Presidente Luigi Einaudi impiegò “solo” 148 parole per esprimere gli auguri agli italiani ed ai connazionali residenti all’estero. Da allora si è avuta una lenta ma costante crescita nella lunghezza dei discorsi, fino al record di Oscar Luigi Scalfaro col messaggio del 1997: 4.905 parole con le quali l’allora Capo dello Stato toccò tutti i temi più caldi nel Paese, dalla situazione politica alla ricostruzione dopo il terremoto che in settembre fece tremare l’Umbria e le Marche.

Le popolazioni colpite da calamità naturali, del resto, sono spesso al centro dei discorsi presidenziali. Sandro Pertini, per esempio, aprì così il suo messaggio del 1980, un mese dopo il sisma dell’Irpinia:

“Nel mio animo non vi è che amarezza. Penso alle vittime del cataclisma sismico che si è scatenato in zone dell’Italia Meridionale. Sono andato subito sul posto ed ho assistito a scene di dolore che mai dimenticherò. E penso ai sopravvissuti, che oggi ricordano i loro morti e pensano al loro paese completamente distrutto e alla loro casa che è un cumulo di macerie.”

 

Temi ricorrenti

Catastrofi naturali, sì, ma anche sanitarie: l’esordio del discorso di Mattarella il 31 dicembre 2020 è stato dedicato al ricordo delle vittime della pandemia di Covid-19, insieme ai ringraziamenti per il personale sanitario in prima linea nel salvare vite.

Dall’analisi condotta da Michele Cortelazzo e Arjuna Tuzzi, docenti di linguistica italiana all’Università di Padova, emerge che ciascun Presidente ha lasciato un’impronta personale marcata nei discorsi trasmessi nel corso del proprio settennato. Mattarella, ad esempio, dispiega nel suo discorso un lessico particolarmente ricco: centrale, nel primo discorso del 2015, il richiamo alla riconoscenza, ma altre parole ricorrenti dei suoi discorsi sono impegno, lavoro e ambiente.

 

Messaggi di fine anno in Europa

L’Italia segue la tradizione dei discorsi di fine anno dei Capi di Stato delle principali democrazie europee: nel Regno Unito, a partire dal 1932 viene trasmesso il Royal Christmas Message il giorno di Natale; in Germania, il Presidente della Repubblica tiene il suo discorso a Natale e il Cancelliere la sera di San Silvestro; in Francia, la tradizione dei Vœux présidentiels del 31 dicembre si è stabilizzata nella Quinta Repubblica, a partire dal messaggio di Charles de Gaulle del 1962.

Claudio Agrelli

Laureato in Mass Media e Politica all'Università di Bologna, campus di Forlì. Giornalista professionista, dal 2018 collabora con il team di Youtrend dove si occupa di storia politica e comunicazione istituzionale. Appassionato di biografie dei grandi leader del passato, crede nel valore della memoria. Maratoneta elettorale. Allergico al pelo di gatto e alle fake news.

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