A pochi giorni dall’avvio ufficiale delle votazioni per il Presidente della Repubblica – si parte lunedì 24 gennaio alle 15 con la prima ‘chiama’ – prende corpo il “borsino”, cioè il termometro quotidiano che sui giornali monitora le quotazioni dei vari nomi in campo. Ma la visibilità mediatica favorisce l’elezione di un candidato o rischia di danneggiarlo? Più si parla di un candidato e più aumenta il rischio che questo finisca “impallinato”? Non sempre è così, come dimostra un’analisi condotta sulle ultime quattro elezioni per il Presidente della Repubblica e riportata nella tabella sotto, che mostra quante volte sono stati citati, nell’archivio storico del Corriere della Sera, i principali candidati, considerando come intervallo temporale la settimana prima del primo scrutinio.
Il 1999 e il 2006: Ciampi senza rivali, Napolitano nell’ombra
Per ogni elezione l’analisi ha conteggiato il numero di citazioni dei nomi che circolavano maggiormente sui giornali nella settimana precedente il voto. Nel 1999, ad esempio, Carlo Azeglio Ciampi – eletto al primo scrutinio – risultò di gran lunga il candidato più visibile: 92 citazioni contro le 63 di Rosa Russo Jervolino. Entrambi ricoprivano ruoli importanti – rispettivamente di ministro del Tesoro e dell’Interno nel governo D’Alema I – e questo li rese più visibili di altri “quirinabili” come Emma Bonino, che all’epoca era commissaria UE per gli Affari Sociali, o Franco Marini, leader del Partito Popolare Italiano. Nonostante il sostegno del comitato “Emma for President”, la leader radicale non guadagnò la scena mediatica. Nel maggio 2006 invece, il candidato al Colle più visibile risultò Massimo d’Alema (118 citazioni), che però era in corsa non solo per il Quirinale ma anche per la presidenza della Camera e un ministero di peso nel nascente governo Prodi II. La maggioranza trovò poi l’accordo sul nome dell’ex presidente della Camera Giorgio Napolitano che per tutta la settimana precedente ebbe “solo” 28 citazioni.
Il 2013 e il 2015: bis di Napolitano, Mattarella a sorpresa
Nell’aprile 2013 la visibilità mediatica di Napolitano (32 citazioni) era data tutta dal ruolo istituzionale di presidente della Repubblica uscente più che dall’ipotesi – poi realizzatasi – di rielezione al Colle. Il nome del candidato della maggioranza, Franco Marini, rimase nell’ombra fino all’ultimo (10 citazioni) ma ciò non fu sufficiente dal metterlo a riparo dall’attacco dei “franchi tiratori” che affondarono la sua candidatura al primo scrutinio. La visibilità andò in parte alla giornalista Milena Gabanelli e al costituzionalista Stefano Rodotà, i due nomi più votati nelle “Quirinarie” online del Movimento 5 Stelle. Nel gennaio 2015 il candidato di cui si parlò maggiormente era Giuliano Amato (14 citazioni): il giudice della Corte Costituzionale sarebbe stato il nome della trattativa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi come parte del “Patto del Nazareno”. Ma all’ultimo Renzi – kingmaker di quell’elezione – puntò su Sergio Mattarella, nome che fino a poco tempo prima circolava poco (10 citazioni).
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