Domenica 13 febbraio si vota per il rinnovo della «Junta» in Castilla y León, con un anticipo di un anno e quattro mesi rispetto alla scadenza naturale del mandato. La Comunidad autonoma spagnola più estesa del Paese torna al voto dopo che nel dicembre dello scorso anno il Presidente Alfonso Fernández Mañueco (PP), la cui maggioranza era sostenuta anche da Ciudadanos, aveva deciso di convocare elezioni anticipate.
Questa scelta si iscrive in una doppia logica, autonomica e nazionale. Sul piano locale, con la vertiginosa discesa dei consensi di Ciudadanos, Mañueco punta a ribadire l’egemonia del partito nelle 9 province di questa Comunità, seguendo la strategia di indebolimento della formazione di Ines Arrimadas come si è già visto nelle autonomiche madrilene e murciane dello scorso maggio. Sul piano nazionale, invece, il Partido Popular punta a proseguire quell’effetto domino di risultati elettorali favorevoli, rompendo le alleanze autonomiche lì dove governa, in modo da mettere in questo modo ulteriore pressione al governo Sánchez.
Lo scenario
Nel frattempo, a livello nazionale, la rocambolesca approvazione della «Reforma Laboral» ha rappresentato da una parte una storica vittoria per il fronte delle sinistre (che ha derogato in parte la riforma del lavoro approvata dal governo Rajoy nel 2012), ma ha mostrato, dall’altra, tutte le fragilità del sistema di alleanze a geometria variabile su cui si regge l’esecutivo di Pedro Sánchez. In quella che è la riforma più importante della legislatura fino a questo momento, infatti, i due soci di governo Esquerra Republicana (ERC) e Partido Nacionalista Vasco (PNV) hanno deciso di non supportare la riforma. Questo ha portato il premier Sánchez e la ministra del lavoro, Yolanda Díaz, a cercare alleanze trasversali. Nel giorno della votazione, inoltre, Sanchéz ha dovuto fare i conti con la decisione di due deputati dell’Union del Pueblo Navarro di votare contro la riforma, nonostante il comitato direttivo del partito avesse nei giorni precedenti raggiunto un accordo con lo stesso Sánchez.
La riforma approvata, oltre ad aver portato con sé lo sblocco di 12 miliardi del Recovery Fund, ha da una parte offerto nuovi argomenti all’estrema destra di Vox per colpevolizzare l’inadeguatezza del Partido Popular e dall’altra ha restituito centralità alla figura di Yolanda Díaz, Ministra del Lavoro di Unidas Podemos, molto apprezzata dall’elettorato socialista: Díaz, dopo aver iniziato da qualche settimana a tessere la tela di nuove alleanze e riconfigurare in parte il futuro del suo partito, si candida ad avere un ruolo sempre più importante per il futuro della sinistra del Paese.
Le elezioni in Castilla y León
Ma torniamo alle vicende che interessano più da vicino le elezioni di domenica. Il parlamento autonomico di Castiglia e León si compone di 81 membri, chiamati «procuradores», e ha sede a Valladolid. Le 9 province della Comunidad vivono da anni un esodo di giovani che si trasferiscono verso altre province (perlopiù verso la capitale) per via della mancanza di prospettive. La regione rappresenta pienamente quella Spagna rurale che vive una crisi profonda sul piano economico e sociale: secondo gli ultimi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, la densità abitativa qui è tra le più basse del Paese e più del 50% delle persone che sono nate nelle province di Soria o Ávila vivono oggi in altre province.
La distribuzione dei seggi in Castiglia e León dopo le elezioni del 2019 (fonte: El País).
Le precedenti elezioni del 26 maggio 2019 hanno visto come prima forza il PSOE, che in quell’occasione ottenne 480 mila preferenze e 35 seggi, in leggero vantaggio rispetto al Partido Popular che ottenne 434 mila voti e 29 seggi. L’ottimo risultato conseguito da Ciudadanos spinse ad un accordo di governo con il Partido Popular, mentre Podemos si fermò a due seggi e l’estrema destra di Vox a uno. Oggi gli orientamenti di voto sembrano decisamente diversi rispetto a tre anni fa, come rilevano gli studi condotti dal CIS (Centro de Investigaciones Sociológicas) e da 40dB.
La campagna elettorale
Il Partido Popular costruisce l’intera campagna elettorale attorno alla figura del Presidente uscente Alfonso Fernández Mañueco. Di forte ispirazione liberista, il programma elettorale di Mañueco ha come obiettivo quello di lottare contro lo spopolamento, prevedendo un’ulteriore diminuzione dell’imposta sul reddito, agevolazioni fiscali per gli autonomi e il mantenimento di una certa continuità con il suo lavoro precedente. A confermare la forte personalizzazione della campagna elettorale c’è lo slogan scelto dal PP: «Mañueco2022».
Il Partito Socialista invece ha scelto come suo candidato Luis Tudanca, segretario locale del partito. Lo slogan «Cambio y Esperanza» presenta Tudanca come alternativa di governo rispetto a quello di Mañueco. I sondaggi della vigilia, in ogni caso, sembrano designare una situazione di equilibrio tra PSOE e PP.
Unidas Podemos sceglie come candidato il suo numero uno in Castilla y Leon, Pablo Fernández. Lo slogan «Que tu voz se escuche» è un appello al cittadino comune e alla sua espressione di voto democratico. I temi portati avanti nella campagna sono, anche qui, quelli dello spopolamento E della necessità di maggiori investimenti nel sistema pubblico di sanità e istruzione.
L’estrema destra di Vox candida il giovane avvocato Juan García-Gallardo e ha scelto come slogan la parola «Siembra», ovvero «semina»: un chiaro riferimento metaforico al campo e al mondo rurale in una chiave, tuttavia, propriamente politica. «Stiamo pensando alla semina per le prossime generazioni» dice Abascal durante il comizio del 4 febbraio a Segovia. La campagna elettorale del partito, mantenendo lo stile epico e drammatico tipico della sua comunicazione, spinge molto sul tema dell’industrializzazione, della sovranità energetica, del supporto alle famiglie e della lotta al modello di sviluppo «globalista», responsabile, seguendo il discorso di Vox, della perdita di forza produttiva del mondo rurale. A tal proposito, non è un caso che il profilo YouTube del partito abbia lanciato proprio in questi giorni il primo episodio di una serie di video-interviste in cui il leader del partito, Santiago Abascal, incontra Laureano Sierras, contadino e allevatore de La Lastra (Castilla y León), dove vivono 9 persone, a 1450 m. L’obiettivo implicito è dimostrare la vicinanza di Vox all’«España silenciada».
Una delle grandi novità di questa tornata elettorale è l’esordio di una forza politica nuova, che raccoglie un alto numero di collettivi e associazioni in tutto il Paese che si è data il nome di «España Vaciada» e che in questa tornata elettorale si è presentata con la lista « Soria ¡YA!». Questo movimento ha come aspirazione quella di «correggere un modello di sviluppo, sbagliato, ingiusto e asimmetrico… che ha portato alla concentrazione di popolazione, sviluppo, servizi e opportunità in alcune aree del paese, mentre altri territori sono stati dimenticati e svuotati». Il partito si autofinanzia con una campagna di microcredito e, qualora il blocco delle destre non raggiungesse la maggioranza assoluta, potrebbe diventare un attore decisivo per la formazione della prossima giunta in Castilla y León.
Stima della ripartizione dei seggi per le elezioni in Castilla y León da parte di 40dB (fonte: El País).
Secondo un sondaggio commissionato da El Pais per 40dB in vista delle elezioni in Castilla y León, il blocco delle destre sembra poter raggiungere la maggioranza e trovare in seguito un accordo di governo, sebbene le dichiarazioni dei rispettivi leader di partito al momento non sembrino andare in questa direzione.
La strategia del Partido Popular di usare le elezioni autonomiche per ottenere un effetto domino tale da anticipare le prossime elezioni generali, previste al momento per l’autunno 2023, potrebbe questa volta rivelarsi fallimentare, anche perché secondo le proiezioni di voto il Partido Popular guadagnerebbe solo due seggi in più, lasciando di fatto invariata la situazione. Qualora la destra non riuscisse ad ottenere la maggioranza assoluta e Vox superasse i voti che Ciudadanos aveva guadagnato durante le elezioni del 2019, il Partido Popular ne uscirebbe persino ridimensionato. L’attenzione di molti analisti è certamente diretta verso il risultato che la lista dell’España Vaciada si appresta ad ottenere sotto il nome di Soria ¡YA!, che potrebbe diventare ago della bilancia in questa tornata.
Sul fronte di PSOE e Podemos le aspettative non particolarmente alte giocano a loro favore: qualora il PSOE dovesse raccogliere più voti del PP e mantenersi primo partito nella regione, Sanchéz potrebbe difendersi senza grossi problemi dalle pressioni del Partido Popular. Una delle poche certezze, come emerge dai sondaggi, sembra essere la decisa crescita dell’estrema destra di Vox, che passerebbe da 1 a 10 rappresentanti, triplicando il numero di consensi nella regione.
Insomma, come spesso accade in Spagna, le elezioni autonomiche diventano l’occasione per i partiti di pesarsi, ridisegnare in parte la mappa dei loro consensi ed adottare nel caso nuove strategie d’azione. Difficilmente il risultato che uscirà domenica dalle urne potrà avere effetti negativi sul governo di Pedro Sanchéz, ma potrebbe ridipingere l’equilibrio delle forze a destra dello scacchiere politico consolidando il peso elettorale dell’estrema destra e rischiando di mettere nei guai lo stesso partito che ha voluto anticipare queste elezioni.
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