Giovedì la Russia ha dato il via all’invasione dell’Ucraina. L’Unione Europea, insieme a Regno Unito e Stati Uniti, ha sanzionato il regime di Vladimir Putin mettendo in campo diverse misure.
Allo stesso tempo, una delle principali preoccupazioni di alcuni Stati tra cui l’Italia è che Mosca possa fermare le esportazioni di gas in Europa. Ma quanto è importante il gas russo per l’Italia?
Quanto gas importiamo
Gli ultimi dati del Ministero della Transizione Ecologica relativi al 2020 mostrano che il 43% del gas che importa l’Italia arriva dalla Russia: in termini assoluti, da Mosca nel 2020 sono stati importati complessivamente 28,7 miliardi di metri cubi di gas naturale (su un totale di 66,4 miliardi di metri cubi importati nel nostro Paese).
La quota di gas russo sul totale del gas importato annualmente dall’Italia, quindi, è molto alta, ed è aumentata in particolar modo negli ultimi dieci anni. Infatti, se prima del 2013 questa percentuale oscillava tra il 25% e il 35% con un minimo del 20% nel 2010, negli ultimi 10 anni si è saliti a percentuali tra il 40 e il 45%. Prima del 2020, inoltre, il principale fornitore di gas per l’Italia era l’Algeria e non la Russia.
Certo, anche il nostro Paese produce gas, ma poco. La produzione di gas italiano è stata infatti di 4,4 miliardi di metri cubi nel 2020, con un calo di 0,5 miliardi rispetto all’anno precedente. Nel complesso, la produzione italiana di gas risulta in calo da vent’anni: nel 2000 l’Italia produceva 16,8 miliardi di metri cubi e nel 2010 7,9 miliardi. Il dato del 2020 è anche il minimo degli ultimi vent’anni – periodo per il quale sono disponibili gli open data.
Quanto è importante il gas per l’Italia
Our World in Data, basandosi sui dati di BP Statistical Review of World Energy & Ember, ha ricostruito le componenti della produzione di elettricità in Italia negli ultimi 35 anni, arrivando a evidenziare come il 48,5% della corrente prodotta in Italia nel 2021 sia dipesa dal gas – un dato simile a quello degli ultimi 4 anni.
Il peso del gas nel mix energetico italiano è stato inferiore al 20% tra il 1985 e il 1995, per poi salire progressivamente fino al 56% nel 2007 e calare nuovamente fino al 34% del 2014, per crescere infine fino al 48,5% dell’anno passato. La forte crescita nell’importanza del gas per la corrente è legata al calo dell’importanza del petrolio, passato da un massimo del 54% nel 1992 a un minimo del 5% nel 2021, e del carbone, che è passato dal 15-16% di dieci anni fa al 5% attuale.
Complessivamente, quindi, nel 2021 il 48% della corrente è stato prodotto con il gas, il 15,6% con l’idroelettrico, il 9% con il solare, il 7,5% con l’ecologico, il 5,3% con il carbone, il 5% con il petrolio e il 9% con altre fonti rinnovabili.
Considerando che l’Italia importa la quasi totalità del gas che utilizza, che dalla Russia arriva il 43% del gas importato e che il gas costituisce il 47% della produzione elettrica italiana, si può pertanto stimare che dalla Russia dipende circa il 20% della corrente italiana.
Però quel 43% di gas che l’Italia importa dalla Russia solo in parte verrà utilizzato per generare energia elettrica, il restante verrà utilizzato per il riscaldamento (ovviamente solo nei mesi invernali). Non saprei come sia ripartito l’uso del gas (generazione di elettricità / riscaldamento), ma la percentuale di produzione elettrica italiana che dipende dalla Russia sarà probabilmente inferiore al 20%.