La scorsa settimana è trapelata la notizia che la Corte Suprema degli Stati Uniti intenderebbe revocare Roe v. Wade, la storica sentenza che nel 1973 rese legale l’aborto a livello federale.
La decisione ufficiale sarà presa probabilmente a giugno, ma Politico è riuscito ad ottenere la bozza che rappresenta l’opinione della maggioranza della Corte. I giornalisti sono riusciti anche a sapere che a favore della revoca della sentenza ci sono i giudici conservatori Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, mentre i tre giudici liberal Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan sono contrari. Non è chiaro come intenda votare il presidente conservatore della Corte Suprema John Roberts.
Qualche ora dopo l’uscita della notizia, Roberts ha confermato l’autenticità del documento pubblicato da Politico, ma ha aggiunto che quella bozza non rappresenta la decisione finale della Corte Suprema e che la fuga di notizie non influenzerà il loro lavoro “in alcun modo”.
Cos’è la Roe v. Wade
A fine anni ‘60 negli Stati Uniti l’aborto era illegale in 30 Stati e in gran parte dei rimanenti era legale solo in circostanze specifiche (come stupro, incesto, rischi per la salute della donna).
Dopo un ricorso alla Corte Suprema, i giudici nel 1973 decisero di legalizzare la pratica a livello federale, sostenendo che il diritto all’aborto era rinvenibile nel diritto alla privacy sancito dal XIV emendamento della Costituzione. In questo modo furono resi illegali i divieti all’aborto previsti dagli Stati, ma allo stesso tempo la Corte sancì la possibilità di porre alcune restrizioni per tutelare la vita della madre e del feto, in particolar modo superate le 28 settimane dal concepimento.
Successivamente, nel 1992 la Corte – nel caso Planned Parenthood v Casey – riaffermò il diritto all’aborto, dichiarando invalido l’obbligo di comunicarlo al coniuge come prevedeva il Pennsylvania Abortion Control Act del 1982. La Corte, però, disse anche che in base alle conoscenze mediche del momento il feto poteva essere considerato una forma di vita già a partire dalla 23esima o 24esima settimana, invece che dalla 28esima come sancito da Roe v Wade.
Negli anni il diritto all’aborto è stato spesso messo in grande difficoltà dalle leggi degli Stati guidati dai Repubblicani, che hanno cercato di vietarlo o limitarlo molto, spesso con successo. In particolar modo, approfittando del fatto che ora nella Corte Suprema c’è una chiara maggioranza conservatrice, negli ultimi anni alcuni Stati hanno violato chiaramente la sentenza, al fine di poter ricorrere alla Corte e far revocare la decisione del 1973.
Cosa succederà dopo la sentenza
Se Roe v Wade dovesse essere davvero abolita, il potere di regolare l’aborto tornerebbe al livello statale. Le conseguenze sarebbero immediate: almeno 23 Stati hanno delle trigger law che vieterebbero l’aborto o lo limiterebbero moltissimo appena la Roe v Wade dovesse essere abolita. Tra questi 23 Stati, quelli con più di 5 milioni di abitanti sono Alabama, Arizona, le due Carolina, Georgia, Michigan, Missouri, Ohio, Tennessee, Texas e Wisconsin. Gli Stati che manterrebbero l’aborto legale si trovano invece in gran parte sulla costa ovest e nel nord-est.
Secondo il Guttmacher Institute, inoltre, il 58 per cento delle donne americane in età riproduttiva – circa 40 milioni – vive in stati ostili al diritto all’aborto, mentre circa il 35 per cento, 24 milioni di donne, vivono in stati favorevoli.
Le conseguenze della revoca del diritto all’aborto colpirebbero soprattutto le donne del Sud e del Midwest, che non hanno i mezzi o le possibilità per recarsi in altri Stati dove l’aborto rimarrà permesso. Il Guttmacher Institute ha stimato che, in uno scenario post-Roe, “la distanza media in auto per una donna del Mississippi di età compresa tra 15 e 44 anni per raggiungere una clinica aumenterebbe del 387%, passando da 78 miglia a 380 miglia”.
Cosa pensano gli americani dell’aborto
Un sondaggio condotto dal Washington Post e da ABC News nella settimana passata ha evidenziato come il 54 per cento degli americani ritiene che la Corte Suprema non dovrebbe abolire il diritto all’aborto, mentre il 28 per cento vorrebbe che venisse revocato. Il 18 per cento non un’opinione.
Tuttavia, se si chiede agli americani in quali circostanze l’aborto dovrebbe essere permesso, si ottengono risultati diversi. Gallup, il più importante istituto sondaggistico americano, ad esempio pone la stessa domanda sull’aborto dagli anni ’70 chiedendo: “Pensi che gli aborti debbano essere legali in qualsiasi circostanza, legali solo in determinate circostanze o illegali in tutte le circostanze?”. “Legali in determinate circostanze” è la risposta che vince sempre, oscillando generalmente tra il 50 e il 60 per cento, mentre “legali in ogni circostanza” oscilla tendenzialmente tra il 20 e il 30 per cento e “illegali in ogni circostanza” è da sempre la risposta meno scelta (tendenzialmente oscilla sotto il 20 per cento).
Il Pew Research Center, un altro importante centro di ricerca, studia l’opinione pubblica sull’aborto da decenni. L’ultimo sondaggio condotto a marzo 2022 ha rilevato come il 61 per cento degli americani ritenga che dovrebbe essere legale (per il 19 per cento in tutti i casi, per il 6 per cento sempre legale con alcuni limiti, per il 36 per cento legale nella maggior parte dei casi), mentre il 37 per cento crede che dovrebbe essere illegale (per il 27 per cento illegale in quasi tutti i casi, per il 2 per cento illegale con alcune eccezioni, per l’8 per cento sempre illegale).
Esistono anche alcune differenze nelle risposte in base alla durata della gravidanza. L’aborto nel terzo trimestre è generalmente meno popolare dell’aborto nel primo trimestre, che è quello protetto da Roe v Wade e Planned Parenthood v Casey. Un recente sondaggio di YouGov ha evidenziato come il 23 per cento degli americani vorrebbe l’aborto permesso sempre, mentre il 12 per cento lo vorrebbe vietare dopo sei mesi, il 10 per cento dopo quattro mesi, il 12 per cento dopo tre mesi, il 20 per cento dopo sei settimane e il 21 per cento non lo vorrebbe mai. Va comunque considerato che negli Stati Uniti solo l’1 per cento degli aborti avviene dopo 21 settimane dal concepimento.
Il New York Times, basandosi sui dati del Public Religion Research Institute (PRRI), ha evidenziato come in 34 Stati i cittadini siano a favore dell’aborto in tutti o nella maggior parte dei casi, mentre in 16 si oppongono. Questi dati sono confermati anche dal Nationscape, un importante sondaggio condotto dal Democracy Fund tra 2019 e 2020.
Concludendo, un’ampia maggioranza degli americani è contraria ad abolire Roe v Wade e quindi è contraria a vietare l’aborto, ma le risposte possono cambiare parzialmente in base a ciò che si chiede.
Commenta