A giugno in Italia insieme alle elezioni amministrative si terranno i 5 referendum sulla giustizia. Uno di questi punta a limitare il ricorso alla custodia cautelare, cioè quella misura che prevede la carcerazione anche se non si è ancora stati giudicati colpevoli (per questo è anche chiamata carcerazione preventiva).
Ma come si posiziona l’Italia in Europa nel ricorso alla carcerazione preventiva? Lo European Data Journalism Network ha raccolto i dati su quanto si ricorre alla carcerazione preventiva in Europa, concludendo che nell’UE ci sono centomila persone che sono in prigione senza che sia stata ancora emessa una sentenza definitiva nei loro confronti.
In Italia nel 2021 16,7 mila persone erano in prigione mentre attendevano una sentenza definitiva: si tratta del 31,5% sul totale delle 53,3 mila persone in carcere nel nostro Paese. In numeri assoluti, sopra l’Italia c’è solo la Francia, con 17,9 mila persone in custodia cautelare, pari al 28,5% della popolazione carceraria. In termini percentuali, invece, Paesi Bassi, Lussemburgo e Danimarca sono i tre paesi che hanno il maggior numero di persone in prigione senza una condanna definitiva, con più del 40% dei carcerati in custodia preventiva. Tra il 30 e il 4o% ci sono anche Belgio, Croazia e Slovenia.
Ma quand’è che si può ricorrere alla custodia senza una condanna definitiva? L’EDJN spiega che gli Stati dell’Unione Europea hanno regole molto simili: la prima è che vi siano prove evidenti che la persona abbia commesso reati gravi, e quindi non reati minori. In Germania, ad esempio, il tempo di istruttoria deve essere proporzionato alla potenziale sentenza di condanna definitiva. Nonostante ciò, il 9% delle persone condannate in Germania ha trascorso più tempo in custodia cautelare rispetto a quello che avrebbe previsto la condanna definitiva.
Altri paesi consentono la custodia cautelare solo per gli imputati che devono affrontare condanne minime: da tre a cinque anni in Portogallo, un anno in Belgio, tre in Francia e due in Spagna. La maggior parte dei paesi prevede eccezioni per la criminalità organizzata e per il terrorismo. Normalmente è anche necessario che vi sia il rischio di distruzione delle prove o di influenzare testimoni o vittime, il rischio di recidiva, di fuga o di commissione di altri reati prima del processo.
Gli esperti sentiti da EDJN hanno evidenziato come spesso si ricorra alla custodia cautelare per la pressione sociale che sentono i giudici: il rilascio è più difficile da giustificare rispetto alla carcerazione. Quando poi c’è attenzione mediatica su un caso aumenta la probabilità che la pressione sociale influenzi le decisioni giudiziarie.
La maggior parte degli Stati prevede dei risarcimenti per chi è stato in prigione ingiustamente, ma spesso si tratta di cifre irrisorie a fronte del danno subito: si va dai 20 ai 50 euro della Grecia per giorno di detenzione ai 75 euro della Germania, anche se spesso ricevere questo denaro è complesso perché le regole sono poco chiare.
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