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La mortalità in Italia nei primi mesi del 2022

L’eccesso di mortalità è minore di 2020 e 2021 e si concentra tra i più anziani

Da quando il coronavirus si è diffuso in Italia, la mortalità complessiva è aumentata: nel 2020 sono morte 100 mila persone in più della media dei cinque anni precedenti e nel 2021 sono state 63 mila. E come sta andando la mortalità nel 2022?

Prima di procedere vanno però evidenziate alcune considerazioni. In primo luogo, i dati che useremo non sono ancora del tutto consolidati a causa dei ritardi delle anagrafi a registrare i decessi; in secondo luogo, l’aumento dei decessi che si è verificato non può essere ricondotto interamente al coronavirus, anche perché dai dati non è possibile conoscere la causa dichiarata del decesso (questi dati ci saranno solo fra due anni e saranno comunque problematici). Inoltre, in parte, un aumento della mortalità è naturale che avvenga in quanto la popolazione italiana invecchia ogni anno di più. 

 

L’eccesso di mortalità nei primi mesi

Nei primi cinque mesi del 2022 sono morte in Italia 304 mila persone, contro i 286 mila decessi che si sono registrati in media ogni anno nel quinquennio tra il 2015 e il 2019. I decessi sono comunque meno sia dei 330 mila del 2020 sia del 321 mila del 2021. 

I 17,6 mila decessi in più di questi cinque mesi non sono equamente distribuiti tra i mesi: sono stati 5 mila a gennaio, 2,2 mila a febbraio, 2,8 mila a marzo, 4,4 mila ad aprile e 3,2 mila a maggio. Per il mese di giugno non ci sono ancora i dati ufficiali, ma Istat stima che ci saranno circa 400 mila decessi in meno della media 2015-19.

A livello di genere si vede che l’eccesso riguarda più gli uomini che le donne. Tra i maschi si sono registrati 10 mila decessi in più, mentre tra le donne sono stati 7,6 mila, pari rispettivamente al 7,3 e al 5,1% in più.

 

 

La distribuzione per età

A registrare eccessi di mortalità significativi sono solo le classi di età più avanzate: i decessi nei primi cinque mesi dell’anno aumentano rispetto alla media del 2% tra i 70-79enni, del 4,4% tra gli 80-89enni e del 17,7% tra gli over 90. 

Tra i bambini sotto i 10 anni i decessi sono in calo del 38%, mentre nei ragazzi tra i 10 e i 19 anni sono pressoché stabili. Le classi di età tra i 20 e i 49 anni registrano una diminuzione che va dall’11 al 12,7%, mentre 50-59enni e 60-69enni non hanno variazioni significative.

 

 

La distribuzione geografica

L’unica regione che nei primi cinque mesi ha registrato una riduzione dei decessi è la Valle d’Aosta, con l’8,7% in meno. Le altre regioni registrano una crescita della mortalità, ma con considerevoli differenze.

In Sardegna i decessi sono aumentati del 16% rispetto alla media dei primi cinque mesi del 2015-19, in Calabria dell’11%, in Sicilia, Puglia e Calabria tra il 9 e il 10%. Sono tra il 7 e il 9% Campania e Marche e tra il 5 e il 7% Toscana, Veneto, Lombardia, Abruzzo e Umbria. Tutte le altre regioni, Piemonte, Emilia Romagna, Molise, Lazio, Liguria e Trentino Alto Adige, sono sotto il 4% e il Friuli Venezia Giulia registra una variazione inferiore all’1%. 

 

 

A livello provinciale, ci sono dieci province che registrano una diminuzione dei decessi (Benevento, Trento, Lucca, Bologna, Savona, Vercelli, Trieste, Piacenza, Asti e Aosta), mentre le altre hanno aumenti con grande variabilità. Ci sono 35 province con aumenti inferiori al 5%, 38 con variazioni tra il 5 e il 10%, 17 con aumenti tra il 10 e il 15%, 6 tra il 15 e il 20% e poi solo Siracusa sopra il 20%. 

 

 

Lorenzo Ruffino

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