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USA: il punto sulle midterm a un mese dal voto

Secondo l’Economist e FiveThirtyEight i Dem sono favoriti alla Camera e i Repubblicani al Senato.

L’8 novembre 2022 negli Stati Uniti si terranno le elezioni di metà mandato, nelle quali si rinnoverà tutta la Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato. Queste elezioni sono tradizionalmente difficili per il partito del presidente ed è usuale che almeno uno dei due rami del Congresso passi sotto il controllo del partito di opposizione. 

Fino a qualche mese fa sembrava che i Democratici avrebbero perso il controllo di Camera e Senato ma, come abbiamo spiegato un mese fa, in estate la situazione politica negli Stati Uniti è cambiata. A un mese dalle elezioni, sembra che i Democratici riusciranno a limitare le perdite tenendo il controllo del Senato e perdendo di poco la Camera. 

 

La situazione alla Camera 

I sondaggi sulle midterm mostrano al momento che i Democratici sono leggermente avanti rispetto ai Repubblicani a livello nazionale nel cosiddetto generic ballot (dove i sondaggisti chiedono agli elettori per quale partito intendono votare, ignorando la questione dei collegi uninominali). 

Secondo la media di FiveThirtyEight, l’autorevole sito di analisi elettorali fondato da Nate Silver, il 45,4 per cento degli americani intende votare per i Democratici e il 44,1 per cento per i Repubblicani. 

Nonostante i Dem siano avanti, però, è improbabile che possano tenere la maggioranza alla Camera. Per via del gerrymandering, cioè il ridisegno strumentale dei collegi per danneggiare l’altro partito, hanno bisogno di un vantaggio molto più forte per poter vincere. 

FiveThirtyEight stima che l’8 novembre i Democratici otterranno 211 seggi e i Repubblicani 224 e ne serviranno 218 per avere la maggioranza. Il vantaggio dei Repubblicani nel modello di Nate Silver si sta progressivamente riducendo: il 1° luglio stimava 236 seggi, il 1° agosto 233 seggi e il 1° settembre 228 seggi. La probabilità di vittoria dei Repubblicani è ora del 68 per cento ed è in continuo calo. Come ha spiegato lo stesso Silver in alcuni Model talk, puntate del podcast di FiveThirtyEight dedicate al suo modello di previsione delle elezioni, il modello assume che il vantaggio nel generic ballot dei Democratici diminuirà nelle prossime settimane: questo è uno dei motivi per cui stima che i Repubblicani vinceranno.

Il modello elaborato invece dall’Economist prevede invece che i Repubblicani otterranno 221 seggi e i Democratici 214, mentre a livello nazionale ci sarà un pareggio tra i voti di Repubblicani e Democratici. Anche il giornale britannico, come FiveThirtyEight, prevede infatti un recupero da parte del GOP nelle prossime settimane. Anche qui, comunque, c’è stato un forte recupero dei Dem negli ultimi due mesi: la loro probabilità di vittoria è ora del 35 per cento, ma il 1° settembre era del 25 per cento, il 1° agosto dell’11 per cento e il 1° luglio del 14 per cento. 

Per FiveThirtyEight, quindi, basterebbero sette seggi che si “muovono” verso il Partito Democratico per cambiare le sorti delle elezioni, mentre per l’Economist ne basterebbero quattro. 

 

La situazione al Senato

Al Senato il Partito Democratico è dato generalmente in vantaggio per tutti. Secondo FiveThirtyEight, infatti, ha il 68 per cento di probabilità di tenere il controllo, mentre per l’Economist la probabilità è addirittura dell’81 per cento. Entrambi i modelli stimano che i Dem avranno 51 seggi l’8 novembre contro gli attuali 50. Non sarebbe più necessario, quindi, il voto della vicepresidente Kamala Harris per assicurare la maggioranza (può votare solo in caso di parità).

Gli Stati considerati da FiveThirtyEight come toss-up, dove l’esito è difficilmente prevedibile, sono Nevada e Georgia, entrambi attualmente rappresentati al Senato dai Dem. Tendenti verso il GOP sono invece North Carolina, Wisconsin e Ohio, mentre verso i Dem ci sono Pennsylvania, Arizona, New Hampshire e Colorado. Un’importante differenza è che quelli Repubblicani sono lean, mentre quelli Dem sono likely: il vantaggio dei Dem in questi Stati in bilico è quindi maggiore di quello che hanno i Repubblicani.

L’Economist invece considera come incerti Ohio, Nevada e North Carolina e come likely (che corrisponde al lean di 538) per i Repubblicani Wisconsin e Florida, mentre è likely per i Dem la Georgia e sono very likely (i likely di 538) Pennsylvania, Arizona, Colorado, New Hampshire e Washington. Il giornale britannico è quindi più ottimista di Nate Silver sulle speranze dei Democratici.

Lorenzo Ruffino

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